Dall'Italia
Scontri tra tifosi: monsignor Fanelli (Melfi), “violenza insensata che non ha nulla a che fare con lo sport”
“Quanto avvenuto nel pomeriggio di ieri, domenica 19 gennaio, a Vaglio, che ha coinvolto alcuni nostri giovani di Rionero in Vulture e di Melfi, e indirettamente le loro famiglie, non ha nulla a che spartire non solo con lo sport e con il tifo, ma nemmeno con l’umanità. Una violenza insensata, probabilmente solo mascherata dalla rivalità sportiva, ha lasciato a terra una giovane vita ed ha ferito altre vite”. Sono parole del vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, monsignor Ciro Fanelli, intervenuto oggi sulla notizia della morte di Fabio Tucciarello, 39 anni, e il ferimento di altre persone, di cui una in modo grave, in uno scontro tra supporter di due squadre di calcio lucane, Melfi e Vultur Rionero.
“Con dolore di padre mi stringo alla famiglia della vittima e dei feriti, ma con responsabilità altrettanto paterna voglio esprimere anche la mia vicinanza a quanti hanno subito violenza dall’una e dall’altra parte – prosegue il vescovo di Melfi – ma, non posso non affermare con forza che è inconcepibile che una dimensione così importante e diffusa per una comunità, come lo sport, debba – ancora una volta – fare i conti con comportamenti di natura violenta”. “Questi tragici eventi paradossalmente ci rivelano che il nostro contesto sociale è letteralmente assetato e affamato di valori veri, di relazione autentiche, di riconciliazione e di pace. Infatti, le nostre comunità – spesso ‘lacerate da lotte e discordie’ – anelano comunione” chiosa.
Mentre 26 persone sono state arrestate dopo gli scontri che ieri hanno provocato un morto e diversi feriti nei pressi della stazione di Vaglio di Basilicata (Pz) e le autorità parlano di pianificazione della violenza tra tifoserie calcistiche, monsignor Ciro Fanelli, vescovo della diocesi di Melfi, a cui appartiene anche il comune di Rionero in Vulture, chiama in causa tutta la comunità cristiana a sentire forte il dovere di “costruire ponti di dialogo, non muri di rancore”, portando “con la testimonianza di una vita riconciliata, il lievito nuovo della fraternità e del perdono”. Il presule invita a ripartire dalla Parola per eliminare odio e pregiudizi ed evidenzia come “spesso questi atteggiamenti rancorosi, che attraversano le nostre comunità e la nostra società, sono una delle cause che impediscono la crescita sociale e culturale del nostro territorio”. Cita don Luigi Ciotti e san Massimiliano Kolbe il vescovo di Melfi in quello che è un appello accorato: “Dobbiamo fermarci! Dobbiamo incontrarci! Dobbiamo chiederci con schiettezza il perché di simili comportamenti. Dobbiamo anche domandarci con coraggio dove stiamo andando come Chiesa, istituzioni, politica, agenzie educative, scuola, famiglia, gruppi sportivi”. L’invito per tutti è a educare a una “cultura del rispetto, del dialogo, della lealtà, della dignità della vita umana, della pace”. E conclude: “Dobbiamo sentire forte la responsabilità di dare risposte concrete e di portare un forte e condiviso messaggio di riconciliazione e di pace nel cuore di quanti sono feriti dall’odio e dal rancore. Questo è il momento in cui bisogna fare meno parole e più fatti!”.