Dall'Italia
Vivere al tempo del Coronavirus. Fra difficoltà e speranza
Nel tempo dell’emergenza da Coronavirus, il forzato isolamento mette tutti in difficoltà. L’impatto più immediato l’hanno subito i giovani a seguito della sospensione delle scuole. Abbiamo chiesto a Mirella Montemurro, psicologa e psicoterapeuta con studi a Cesena e a Rimini, un parere su come accompagnarli in questi giorni diversi.
Il pezzo è all’interno del Primo piano dell’edizione cartacea, in edicola da domani, in gran parte dedicata al Coronavirus e a temi a esso collegati.
I bambini e i ragazzi che frequentano le scuole e le attività post scolastiche sono stati la parte della popolazione che ha dovuto affrontare subito e senza preavviso un cambiamento improvviso di abitudini quotidiane. Quali sono le ripercussioni che potrebbero derivarne?
Le ripercussioni possono esserci se non si offre loro uno spazio di parola che li aiuti a dare un significato a ciò che stanno vivendo. Bisogna aiutarli a non rifuggire le normali sensazioni di paura, angoscia, smarrimento. Educarli a viverle internamente, nel frattempo proporre loro comportamenti costruttivi, come rispettare le regole per il bene comune, avere fiducia nelle persone di scienza. Pian piano si farà spazio dentro di loro un sano pensiero di ottimistica attesa. Se questo processo non viene espletato nelle sue varie fasi, il rischio è che si crei una frattura tra un prima e un dopo. Che questa esperienza traumatica rimanga un qualcosa di angosciante, informe, misterioso. Il rischio è che nei possibili futuri momenti di difficoltà questa diventi la loro modalità comportamentale prevalente. Il compito di noi adulti è proprio quello di insegnare loro ad affrontare i momenti difficili in generale. Cari genitori, vi propongo di pensarla in questo modo: è un momento che vi offre la possibilità di educare i vostri figli ad affrontare i momenti difficili.
Il flusso delle notizie piove di continuo. Come aiutarli ad avere il giusto distacco rispetto a questo?
Stiamo vivendo un momento molto difficile. I meccanismi psicologici profondi che si innescano sono gli stessi di tutte le epidemie. Scatta una grande paura, vulnerabilità, smarrimento. I bambini e i ragazzi potrebbero sentirsi in pericolo. Percepire le figure di riferimento come più vulnerabili potrebbe far crescere in loro una ulteriore angoscia. È importante che i genitori, o chi ne fa le veci, creino uno spazio di confronto quotidiano dove poter ascoltare le loro preoccupazioni e dove, necessario, poter rassicurare. Suggerire, in particolare agli adolescenti, di non cercare su internet le risposte alle loro domande. Mettergli in guardia da fake news che potrebbero generare in loro un’angoscia maggiore. È importante dare ai figli le informazioni corrette. Cercare di trovare i termini giusti, su misura alla loro età. Dando loro regole chiare unite a un costante messaggio di speranza. Invitarli ad aver fiducia delle donne e uomini di scienza, che possono indicarci i giusti comportamenti da adottare in modo responsabile. Per superare questa fase così complicata c’è bisogno dell’impegno di tutti.
È venuta meno improvvisamente anche la presenza fisica dei compagni e soprattutto delle figure di riferimento: l’insegnante, il mister, l’educatore scout, di pallavolo, danza, nuoto…, il catechista. C’è una forma di solitudine. Come accompagnarli in questa dimensione nuova? Come aiutarli nell’adattamento a questo tempo organizzato diversamente? Un suggerimento su come impiegare il tempo che si libera dagli sport e dalle attività extrascolastiche…
Sottolineo l’importanza degli adulti di riferimento. In questo momento di isolamento è molto importante che i genitori facciano sentire la propria presenza emotiva. Si rende necessario accompagnarli, in particolare, emotivamente. Ogni giorno infondere in loro una buona dose di rassicurazione, fare memoria delle regole da rispettare per il bene comune e suggerire di trascorrere questo “improvviso” tempo libero come una risorsa. Facendo cose che nella routine quotidiana non si ha il tempo di fare. Per gli adolescenti suggerire dei film. Pensando proprio a quando si aveva la loro età. Quali film ci hanno colpito? Proporli per avere una ulteriore occasione di scambio, commentarli insieme. Allo stesso modo con la lettura di libri. Infine, descrivere la formazione a distanza come un’occasione per sperimentarsi con nuove forme di apprendimento. Per i più piccoli proporre loro lavoretti manuali da fare insieme come: cucinare, proporre cartoni animati recenti e passati. Ripescando nella propria memoria di bambini cosa vi piaceva da piccoli. Sempre allo scopo di incoraggiare una condivisione di esperienze ed emozioni. Allo stesso modo con i libri. In ultimo, avere anche un’attenzione a tutto il loro entourage relazionale. Favorire le telefonate, le videochiamate su WhatsApp, Skype.
Perché il vuoto (niente aperitivi, niente ritrovi, niente appuntamenti, impegni azzerati) spaventa tanto anche gli adulti? Sembra che non vogliamo proprio fermarci, nemmeno per un periodo…
L’effetto che il Coronavirus ha avuto nel nostro quotidiano spazza via un “credo” che ci accompagna difensivamente e automaticamente nel nostro quotidiano: ossia che la fragilità dell’essere umano sia confinata altrove. La reazione più immediata è spesso quella di prorogare dentro di sé il confronto con la propria fragilità. Quindi si continua a condurre la vita di sempre. Si tratta di un meccanismo di difesa potente volto ad allontanare la sensazione di impotenza e vulnerabilità. In realtà, dobbiamo imparare a vivere con la nostra umana precarietà. Solo in questo modo, anche nei momenti difficili, potremo rimanere in contatto con noi stessi. Poter sentire la paura, lo smarrimento e pian piano capire che si sopravvive, è un modo equilibrato e più efficace per affrontare i momenti duri. Vi lascio con la bellissima poesia del poeta Quasimodo: “Ognuno sta solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera”.