Lettera a monsignor Biguzzi: “Ci hai insegnato a vedere la speranza oltre la catastrofe”

Pubblichiamo la lettera che la professoressa Ines Briganti, ex assessore per il Comune di Cesena, ha inviato alla nostra redazione, indirizzata al vescovo emerito di Makeni (Sierra Leone), monsignor Giorgio Biguzzi, deceduto nei giorni scorsi (cfr articolo in “Leggi anche”). Ines Briganti la firma assieme ai volontari della parrocchia di Villa Chiaviche.

Caro, carissimo bishop,

sono tanto dispiaciuta per la tua morte: ero certa che ci saremmo rivisti per parlare insieme delle tante cose che ancora seguivi.

Nonostante le difficoltà fisiche, la volontà di aiutare la tua gente era ancora la tua ragione di vita. Di tutto il tuo impegno politico, sociale e umanitario in Sierra Leone è già stato detto. Io voglio raccontare quanto sei stato indispensabile per consentire alla comunità cesenate e all’Amministrazione comunale la realizzazione di tante azioni di aiuto alla popolazione della tua diocesi di Makeni (praticamente la metà del territorio della Sierra Leone).

Con le risorse messe a disposizione dal nostro Comune e dalla Provincia sono stati costruiti ponti, centri di raccolta rifiuti, scuole. Grazie all’opera instancabile del parroco Don Marino Budelacci, dell’associazione San Giuseppe Artigiano della comunità di Villa Chiaviche e dell’Avcic, è stato mandato in quel “martoriato paese” materiale sanitario, tra cui strumenti diagnostici preziosi per le povere strutture ospedaliere, prive di tutto. Sono stati mandati vestiario, materiale didattico, generi alimentari, attrezzature scolastiche, macchine agricole e tanto altro.

Tutti questi aiuti sono sempre andati a buon fine, accolti nella maniera giusta, equamente distribuiti alle persone, lavorando insieme alle strutture locali. Tu sei stato per la nostra amministrazione una persona di fiducia totale, per quella povera gente una figura di garanzia, ascolto e aiuto. Sempre accompagnati da te, siamo stati ricevuti da presidenti, amministratori, capi tribù: tutti sapevano che tu eri il garante e avevano per te rispetto e stima.

L’intera comunità cesenate, poi, non dimenticherà mai quanto ti adoperasti per coordinare le autorità della Sierra Leone, il 5° Stormo dell’Aeronautica, l’ospedale Bufalini e il Sant’orsola di Bologna, affinché Edwin Dean e Yeabu Kamara, due ragazzi di Makeni sofferenti di gravissime patologie cardiache, fossero salvati. Ora stanno benissimo: Edwin è tornato a casa, Yeabu ha studiato e ora è infermiera al Bufalini.

Ma quello che io non posso dimenticare sono i nostri viaggi in mezzo ai villaggi, dove uomini, donne e bambini – tanti – ti accoglievano in festa. Là avevi costruito una scuola o un centro di accoglienza e rieducazione per bambini soldato, menomati nel corpo ma ancora capaci di abbracciare e voler bene, o avevi fatto sorgere un centro per madri-bambine stuprate dai ribelli. Queste povere creature, madri e figli imparavano un mestiere: chi cuciva abiti, chi tingeva tessuti, chi coltivava o allevava miseri polli fatti di ossa, pelle e penne (eppure li mangiavano).

Ci hai insegnato a vedere la speranza oltre la catastrofe, la rinascita che noi non vedevamo.

Peter, giovane capo di una cooperativa sui generis, seminava un quintale di riso e ne raccoglieva la metà: per noi era un fallimento, per te era un ”inizio”.

Un inizio che hai voluto segnare anche aprendo l’università di Scienze agrarie a Makeni.

Abbiamo tanta nostalgia, Bishop, delle nostre chiacchierate notturne al centro pastorale di Makeni, illuminati solo dalle mitiche stelle dei cieli africani, turbati da “qualche” zanzara e da qualche scorpioncino innocuo, a tuo dire.

Grazie Bishop per il tanto, tantissimo che ci hai dato.

Ti ringrazia la “ragazzaglia” – Filippo, Agnese, Marianna, Roberta -. Ti ringrazia il sindaco Giordano Conti. Ti ringrazierebbe anche il senatore Massimo Bonavita. Ti ringrazia Gabriella, faro del gruppo, attenta custode di don Marino, che cercava di proteggere accuratamente dagli sbalzi tra il caldo torrido del luogo e il clima glaciale dei pochi ambienti con aria condizionata.

Ho un grande rammarico: nonostante il tuo curriculum e una ricchissima documentazione di tutte le tue meritevoli azioni culturali e sociali, nonostante mi sia impegnata insieme ai tanti amici di Villa Chiaviche e non solo, non siamo riusciti a farti insignire del premio di Malatesta Novello.

Per noi sei stato e sarai sempre uno dei più illustri cittadini che Cesena abbia avuto. Un illustre cesenate che ha portato lo spirito e il cuore della nostra comunità nel mondo. Grazie.

 

Ines Briganti e i volontari della parrocchia di Villa Chiaviche.

Resta aggiornato iscrivendoti al canale WhatsApp del Corriere Cesenate. Clicca su questo link