Maratona Alzheimer. La storia di Silvia che non si arrende

Pubblichiamo il pezzo apparso ieri su Avvenire nelle pagine di sport (foto in basso). Il nostro direttore Francesco Zanotti ha seguito la mezza maratona di Silvia Furlani. Da dentro la corsa racconta quanto è accaduto.

La forza di Silvia Furlani si vede nel momento più critico. Poco dopo il diciassettesimo chilometro la mezza maratona Alzheimer (si è disputata il 10 settembre) partita da Cesena propone un bivio nell’abitato di Cesenatico. A destra la conclusione veloce verso il parco di levante. A sinistra si gira per percorrere gli ultimi tratti di percorso cittadino con i quali si completano i 21 chilometri canonici.

La maratoneta di Udine, con sulle spalle oltre cento maratone e numero infinito di mezze, non ha dubbi: si partecipa per completare il tragitto. Guai ad arrendersi. La fatica suggerirebbe di optare per la distanza ridotta, ma il cuore, la testa e tutto di Silvia suggeriscono alla donna di ferro da oltre 30 anni affetta da sclerosi multipla di proseguire. E questo nonostante il caldo, il sole che picchia e la fatica che rendono ogni passo più duro e complicato.

Classe 1960, anche sulle strade del cesenate, Silvia ha dato tutto se stessa. Lei, che combatte da tanto tempo contro una malattia implacabile, non ha mai mollato. Anzi, centimetro dopo centimetro guadagnato con grinta, con i suoi inseparabili bastoncini cui si aggrappa con una volontà straordinaria, ha concluso la mezza maratona, come era nei suoi programmi.

Ci avrebbe dovuto impiegare sei ore, come capitò lo scorso anno. Invece, la fatica, le alte temperature e l’impegno sui 16 chilometri della domenica precedente rendono la strada più in salita. A centinaia la applaudono, la incoraggiano, la sostengono. Molti le fanno i complimenti. Le battono le mani, le sono vicini, ma poi proseguono.

Lei, quella Silvia che a 30 anni aveva già la passione per le maratone da percorrere in tempi notevoli, non si scompone. Macina chilometri con un solo pensiero: “Ma chi me lo ha fatto fare?”, come confessa a chi le sta accanto. Una domanda che si ripete ogni volta. Ma poi si dice anche: “Penso sempre a quello che posso fare, non a quello che non posso fare”. E così è accaduto anche domenica scorsa, con l’amica fidata Stefania Santoro, anche lei maratoneta, che porta avanti la battaglia di Leonardo Cenci che per sei anni ha combattuto contro il tumore ed è morto a gennaio nel 2019. Con loro camminano due nuovi amici, a fare da scudo per oltre otto ore.

La partenza è al buio, alle 5, nella centralissima piazza del Popolo, a Cesena. È quasi freddo. Si scatta qualche selfie, ci si racconta un po’ di sé. Poi la luce dell’alba illumina le strade e accende il cielo. Il sole riscalda le membra ancora intorpidite per il poco riposo. Il ritmo è lento, ancora più del previsto, ma non si molla. Ci si fa forza, si valuta il tempo sul chilometro. È alto, ma fa lo stesso. Si prosegue. Arrivano gli atleti, quelli che volano con velocità da favola. “Avrei potuto vincere questa gara (in altre condizioni, ndr)”, si lascia sfuggire Silvia, una che in un mese corse tre maratone e oggi si batte contro il suo male e contro un destino difficile, ma di fronte al quale non demorde. Anzi, sa trovare sempre la forza necessaria per procedere, anche nei momenti più difficili.

Arrivano i podisti della otto chilometri e quelli della sedici. “Brava, grande, mitica”, in tanti le dicono e alzano i pollici, ma poi se ne vanno. Tutti passano. Silvia rimane con i suoi compagni che non la lasciano un attimo. Lei è tenace, durissima, anche con se stessa. Le fanno male i muscoli, le anche, tutto. Ma quel traguardo è là e la aspetta.

Sotto l’arco dell’arrivo non c’è quasi più nessuno. Si scattano le foto, increduli. Gli abbracci sono commossi, forse come non mai. La fatica è terminata e rimane quell’immagine felice sotto lo striscione e la medaglia al collo, da mettere subito come foto profilo. Un’altra battaglia è stata vinta, passo dopo passo. Grande Silvia Furlani, ambasciatrice del sorriso ed esempio di determinazione.