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Il parere di Minotti sulla Super league: “Questa forzatura non rispetta i valori dello sport”
Calcio nella bufera per la Super league, poi naufragata nel giro di sole 48 ore. In merito abbiamo sentito il parere dell’ex calciatore della Nazionale vicecampione del mondo a Usa 1994 e capitano del Parma, il cesenate Lorenzo Minotti. Lo abbiamo contattato al telefono appena rientrato nella sua abitazione dopo aver commentato ieri sera per Sky la partita di serie A Genoa-Benevento.
Minotti, di un super torneo tra le squadre più forti d’Europa parlava già Silvio Berlusconi all’inizio degli anni ’90 quando era presidente del Milan guidato da Arrigo Sacchi. Cosa c’è di nuovo oggi? Perché tanta bufera?
Berlusconi parlava di un torneo tra le più forti squadre in Coppa dei campioni, tra le vincitrici dei singoli campionati. Da allora, e già allora, il mondo è cambiato. Ci sono le televisioni a pagamento. Per vedere le partite ci si può collegare a Internet. Il calcio si è trasformato in un business. Lo sappiamo tutti. Ciò non toglie che questa forzatura proposta dalle 12 squadre che tutti conosciamo non rispettava più le basi dello sport che è fatto di valori, di inclusione, di merito. Nello sport c’è sempre un vincitore e c’è sempre uno che perde. Non ci può essere un club di esclusivi. Sacchi ha definito questa super lega un circo.
Le difficoltà economiche delle squadre comunque rimangono…
È vero. Tante società non sono state gestite in modo oculato. Inoltre, in questo ultimo anno, la pandemia ha scoperchiato tutti i problemi che erano rimasti sotto la cenere. In questa faccenda noto tre questioni su tutte. La prima: forse si è trattato di un delirio di onnipotenza da parte di queste grandi squadre che sono anche grandi società. Secondo: è stato attuato un braccio di ferro con le istituzioni calcistiche. Terzo: è stato anche un gesto estremo di disperazione perché diverse società sono a rischio di default. Si tratta di certo di comportamenti deplorevoli, ma devo anche dire che la realtà da affrontare oggi è molto dura per tante formazioni.
Che si dovrebbe fare?
Mettersi attorno a un tavolo e ragionare assieme, tra le società top, come queste 12 della super league che vanno ascoltate, e le istituzioni. Anche l’Uefa e la Fifa hanno le loro responsabilità. Sono centri di potere anche quelli.
Ma il calcio oggi cos’è diventato?
Il calcio rimane passione, sentimento, valori sani. E il calcio lo fanno anche i tifosi. Il calcio è tanto insieme, anche se, occorre ricordarlo, nessuno si deve sentire indispensabile.
In Italia potrebbe aiutare il ritorno a un campionato di serie A a 16 squadre?
Il calcio va riformato e il suo format va rivisto. Oggi, purtroppo si assiste a uno stallo frutto di giochi di potere che impedisce di affrontare la difficile realtà che chiede cambiamenti. Il campionato a 16 squadre può andare bene, in un quadro di programma europeo che tenga conto delle Coppe e delle Nazionali. Che senso ha fare disputare tre partite in sei giorni alle diverse Nazionali con il rischio di gravi infortuni, come è successo al centravanti del Bayern Monaco Lewandowski che si è fatto male nella sfida tra la sua Polonia e Andorra? I giocatori non sono macchine. I campionati, le Coppe e le Nazionali vanno visti insieme, creando tornei sostenibili.
E delle società che spendono troppo che si può dire ancora?
Si può dire che una sana gestione passa dal controllo dei costi. La strada maestra è quella dei bilanci sani. In Italia, come spesso succede, è un po’ tutto all’acqua di rose. Si fanno le leggi e poi si trova subito il modo di aggirarle. Tutti i campionati vanno rivisti, a partire dalla A. Basta anche ai tanti ragazzi usati e illusi. E infine basta ai bilanci drogati, gonfiati con operazioni contabili. La super lega può anche andare bene, ma poi come si gioca il campionato italiano? Su questo piano occorre mettersi d’accordo.
Minotti, in conclusione, non sarà stata volutamente una provocazione quella dei 12 club top?
Così può sembrare: una prova di forza sfuggita di mano. Anche perché adesso ne dovranno rispondere diversi dirigenti che tramavano contro le istituzioni cui appartengono. Lo strappo è stato forte: ci saranno conseguenze.