Coronavirus. Parla il presidente del Cesena Patrignani: ” La salute viene prima di tutto e subito dietro l’aspetto economico”

Un’eventuale ripresa delle attività sportive sarà certamente non prima del 3 maggio. Dopo le ultime disposizioni del governo per fronteggiare il Coronavirus, continua il lockdown in Italia senza sconti e il calcio non è esente da tali ordinanze.

È una Pasqua anomala. Negli anni passati il pallone trovava il suo ampio sfogo in questi giorni di festa. Ora è tutto fermo. In casa Cesena è il presidente Corrado Augusto Patrignani a fare gli auguri ai tifosi e rassicura l’ambiente bianconero. “Sto bene, spero di continuare su questa strada. Il momento – aggiunge – è difficile per tutti. Non sappiamo se e quando riprenderemo il campionato”.

L’agenda dei romagnoli è sgombera di impegni e dopo l’assemblea dei club di terza serie della settimana scorsa è emerso che tutte le società non intendono riprendere il torneo a porte chiuse perché “ci sarebbero danni molto importanti sia per il pubblico che per il botteghino. Noi siamo forti di molti abbonati e non avere gli incassi degli spettatori sarebbe ancora più problematico di adesso. La stagione diverrebbe un bagno di sangue”.

Facendo una previsione, il danno economico ammonterebbe a “circa un milione di euro. Tutti i presidenti sono convinti di terminare qui il campionato, ma attendiamo ogni decisione dall’alto, se e come riprendere la stagione”. La parola ‘fine’ spetterà alla Figc o addirittura al governo, con tutta la Lega Pro in attesa di conoscere il proprio destino e non c’è una scadenza in rosso sull’agenda.

Andiamo avanti a vista – riflette il numero uno del club -. La federazione spera di finire i tornei professionistici. Anche noi presidenti lo vorremmo, ma solo a certe condizioni: salute dei giocatori e tifosi sugli spalti”. Nel caso in cui la stagione finisse oggi, “le società non sarebbero obbligate a pagare i propri tesserati e trovo giusto che anche loro possano usufruire della cassa integrazione”.

Guardando al futuro, il massimo dirigente non è del tutto convinto del ritorno al passato con la divisione tra C1 e C2. “Occorre capire come fare questo format. I costi fissi che abbiamo in serie C sono gli stessi di A e B, ma non abbiamo i loro introiti televisivi. Spesso i presidenti o i soci devono mettere mano ai propri portafogli per far quadrare i conti”.

L’aspetto forse più delicato sarà quello economico non appena rientrerà l’emergenza sanitaria, “le aziende in difficoltà sul mercato è normale che non avranno a disposizione risorse da destinare alla pubblicità – conclude Patrignani -. A Cesena siamo fortunati perché abbiamo sponsor al nostro fianco che hanno una passione nel cuore. La salute viene prima di tutto e subito dietro l’aspetto economico. Mi auguro di uscire al più presto da questa situazione”.