Scalare al tempo del Coronavirus. Anche in casa

È possibile ‘scalare’ il tavolo del proprio soggiorno? La risposta è sì e questa domanda bizzarra ai tempi del Coronavirus non lo è poi così tanto. Con le palestre specializzate chiuse, gli arrampicatori devono fare di necessità virtù e per questo via social è incominciata una lunga sfida tra atleti. Da Borello spicca Luca Boschi: il classe ’90 pratica il bouldering a livello amatoriale, una disciplina che si può affrontare sia al chiuso che all’aperto. Si tratta, letteralmente parlando, di ‘arrampicarsi sui massi’ con materassi protettivi in caso di caduta. L’architetto ha postato sui social due video dove circumnaviga tavoli di diverse dimensioni, senza mai toccare terra. Un’impresa frutto di gambe e braccia che sfida la gravità e mette alla prova le proprie capacità lasciando a bocca aperta gli osservatori.

Di cosa si tratta?

È una challenge (sfida, ndr) che è stata inventata qualche anno fa da climber professionisti ed è tornata di moda a causa delle restrizioni imposte del Coronavirus. Si prende un tavolo, in casa propria, e ci si arrampica partendo dal lato superiore per poi tornarvi e completare la routine.

Da dove è nata questa passione?

Ho iniziato nel 2016 grazie a un amico che già praticava questo sport. Prima svolgevo mountain bike, perché mi piace stare a contatto con la natura. Ho smesso in seguito per dedicarmi al bouldering e quando ne ho l’opportunità all’arrampicata in esterna.

Quali sono le differenze?

Il bouldering richiede un lasso di tempo breve, è privo di protezioni, se non quelle di materassi di gomma per attutire eventuali cadute. Nell’arrampicata si scala una vera e propria parete alta, artificiale o naturale, con un equipaggiamento composto da scarpette apposite, imbragature, moschettoni, corde e casco.

Dove vi allenate di solito?

Base camp a Cesena è il centro di riferimento, ma ora è chiuso in rispetto delle normative vigenti. All’interno si possono praticare bouldering e arrampicata sportiva a ogni livello di difficoltà e corsi di sicurezza. Il centro è gestito da Simone Bombardi, Deniel Monti, Matteo Manenti. Loro hanno raccolto la sfida in rete creando nuovi video e mi hanno coinvolto.

In cosa consiste l’allenamento a casa?

Ho un programma da seguire e cerco di mantenere la forza su dita, avambracci, spalle e gambe con appositi esercizi. Mi sono costruito anche un attrezzo speciale in legno dove simulo le diverse grandezze e profondità dei punti di appoggio per le dita.

Qual è il segreto per ‘scalare’ il tavolo?

Prima di tutto occorre scegliere un tavolo di medie dimensioni perché se è troppo piccolo o grande il livello di difficoltà si alza e ci si può anche ribaltare. Regole fisse non ce ne sono. Ogni atleta interpreta la sfida a modo suo, per questo serve capire quale strategia adottare prima di metterla in pratica.

Questi sport sono adatti a tutti?

Serve tanta passione, esercizio e non soffrire della paura di volare. La corporatura non incide più di tanto. Nell’arrampicata non conta molto, ma può comportare diversi aspetti. Se una persona è più alta, ha leve più lunghe e certamente può raggiungere appigli lontani, ma una persona di bassa statura ha un baricentro più equilibrato.

Cosa si prova dopo aver raggiunto la vetta nell’arrampicata in esterna?

Premetto che oltre i 20-25 metri non mi sono spinto, ma appena arrivo in cima guardo il panorama e mi dico ‘ce l’ho fatta’. Il contatto con la natura è massimo, purtroppo occorrono meteo favorevole e molto tempo libero per raggiungere con i compagni il luogo di scalata.

L’aspetto psicologico è determinante?

Tra di noi ci sproniamo e sosteniamo. È una componente importante perché nell’arrampicata si è almeno in due: una persona sta a terra mentre l’altra sfida la parete. Il compagno fermo ha il compito di bloccare le corde manualmente per evitare la caduta all’altro.

Come si possono superare momenti di crisi in questi due sport durante la prestazione?

Respirare profondamente e cercare di calmare la mente sono i consigli che posso dare. Nel bouldering i percorsi sono corti, se mi blocco e non riesco a procedere mi butto giù e ricomincio da zero. Sulla parete invece non c’è questa possibilità e bisogna fermarsi, trovare un punto per riposare un po’ le braccia. Non si può usare la corda come appoggio, ma solo per sicurezza.