Calcio. Giampiero Ceccarelli, a lungo capitano del Cesena, si racconta

Il Cesena calcio compie 80 anni e proprio il 21 aprile nel 1940 fu fondato dal conte Alberto Rognoni, Renato Piraccini e Arnaldo Pantani. Ai tre venne l’idea, su un vagone di terza classe sull’asse Bologna-Cesena, di creare una squadra cittadina. Le basi furono poste sulle ceneri della Us Renato Serra, scomparsa nel 1936 a causa della guerra coloniale del Duce in Etiopia che costrinse gli uomini ad imbracciare i moschetti. Da allora i bianconeri sono tuttora l’unica squadra romagnola ad essere mai approdata in Serie A e aver partecipato alla Coppa Uefa nella stagione 1976-1977.

Dall’alto delle sue 571 presenze, Giampiero Ceccarelli è una leggenda per il Cavalluccio. “È stato un lungo percorso per il club. Ho attraversato da calciatore il periodo forse più bello con la conquista della prima promozione in Serie A. Sono ricordi indelebili, li condivido con tutti gli sportivi di Cesena”. Proprio la scalata in massima serie avvenne sotto la guida del leggendario Gigi Radice nella stagione 72-73. “Allora il Cesena non aveva una forma professionale, fu lui che cambiò lo stato delle cose e arrivammo alla A con ben 7 giocatori provenienti dalle giovanili”. La forza del gruppo è stata determinante perché “Radice nel primo anno prese coscienza della situazione bianconera, poi allineò chi non era avvezzo al rispetto di certe regole da professionista. Fu creato un gruppo affiatato e tutti remavamo nella stessa direzione”.

Nonostante il passare del tempo, l’amicizia del capitano dei capitani è continuata con alcuni ex compagni come “Orlandi, Mantovani e Boranga. Ci sentiamo e ci incontriamo molto spesso”. In archivio il cesenate doc vanta anche 9 reti. “Me le ricordo tutte. Quella più importante? In casa della Reggiana nel 1972-1973 in rimonta vincemmo 1-2. Fui io a siglare il gol del pareggio e Braida il definitivo sorpasso. Dopo quella gara perdemmo col Catanzaro e successivamente racimolammo 5 successi di fila che ci spianarono la strada per la storica promozione in A”. Naturalmente le reti realizzate sono state esigue a causa del ruolo ricoperto di terzino sinistro ma “ho fatto andare a segno tanti miei compagni con gli assist. Ero ligio al dovere e rispettavo la mia posizione e le indicazioni degli allenatori. Ricordo con affetto, nella gara vinta sul Milan per 2-1, il gol propiziato a Bertarelli. Io calcai forte verso terra e la palla gli carambolò in faccia, fece gol di naso. Ci salvammo al termine di quell’anno e facemmo quattro stagioni di fila in paradiso”.

Appesi gli scarpini al chiodo al termine dell’annata 1985-1986, la pagina più nera risulta il fallimento dell’Ac Cesena nell’estate del 2018. “È stata una grande delusione. Ho vissuto tutto dall’interno e nei miei confronti certi personaggi non sono stati chiari. Mi sono sentito coinvolto ingiustamente, anche se facevo il bene per il Cesena, questo è quello che mi ha dato più fastidio”. Il sodalizio bianconero è poi ripartito dalla serie D con la nuova società Cesena Fc, conquistando la promozione in C lo scorso anno. “C’è rammarico perché ora potremmo essere in un’altra categoria. Il fallimento va interpretato come incidente di percorso di parecchie squadre”.

Venendo ai giorni nostri, permane la situazione di stallo per la Serie C: il Coronavirus ha bloccato ogni attività e non si sa se il torneo potrà essere terminato e nemmeno le eventuali tempistiche. “Per prima cosa bisognerà fermare la pandemia e poi si potrà anche riprendere la stagione ma occorrerà sapere i tempi e far si che ogni club sia d’accordo. Il buonsenso prima di tutto, ma qualsiasi decisione verrà presa, ci sarà sempre qualcuno di scontento”. I tifosi, anche in un momento difficile come questo, hanno fatto la loro parte tappezzando balconi e muri con messaggi di incitamento per la comunità. “Hanno sempre voluto bene al Cesena nella storia bianconera. Sugli spalti i supporter sono stati una parte integrante dei successi ottenuti, molto merito va dato anche a loro”.

Se difficilmente qualcuno potrà strappare lo scettro di calciatore più presente in campo con la maglia del Cesena, “al giorno d’oggi non è facile indossare sempre la stessa casacca per tanti anni”, la speranza è quella di veder un giovane cresciuto nel vivaio scrivere nuove pagine di storia per il Cesena. “Ho seguito poco le vicende del settore giovanile negli ultimi anni, ma sarebbe importante far affiorare un nuovo talento per la prima squadra. Mi ricordo del mio percorso indelebile, quando a 22 anni Radice mi affidò la fascia da capitano dopo la lunga trafila partita dai pulcini”.

E proprio da qui che si chiude il cerchio perché l’avventura di Giampiero Ceccarelli nel mondo del calcio è iniziata un po’ per caso. “Giocavo spesso nell’aia della casa da contadino che sorgeva dove poi è stato costruito l’istituto scolastico Macrelli. Incontrai l’allenatore Mario Pieri (in foto, soprannominato e ‘pec’ a causa di una gamba amputata, ndr) che mi invitò ad unirmi al raduno dei suoi pulcini del Cesena. Quando mi presentai finsi di avere 9 anni, ma ancora non li avevo compiuti per questione di qualche mese”. Questo aneddoto e tanti altri saranno raccolti nella biografia di Giampiero Ceccarelli, attualmente in fase di elaborazione.