Il presidente della Lega Pro “totalmente vicino” a Patrignani

Il presidente della Lego Pro Francesco Ghirelli ha scritto al presidente del Cesena FC, Corrado Augusto Patrignani, che lamentava un protocollo troppo rigido per la ripresa del campionato.

“Caro presidente Patrignani – l’incipit della risposta – comprendo perfettamente la problematica che hai sollevato e ti sono totalmente vicino. Per il calcio in generale, e ancor più per noi di Lega Pro, sono indispensabili alcuni segnali della politica sportiva e sanitaria”.”Faccio una premessa – prosegue Ghirelli -. Ognuno di noi ha una tranciabilità e credibilità che sono determinati dalle azioni compiute in questi mesi. Noi, della Serie C, siamo stati i primi che di fronte ai segnali che provenivano dal Covid-19 abbiamo chiuso gli stadi e sospeso le partite. Abbiamo credibilità nel parlare perché la salute per noi è sempre stata al primo posto e sempre lo sarà. Per questo, abbiamo pagato un prezzo pesante: il tuo club e tutti gli altri non hanno più entrate finanziarie da allora. Ricordo che i nostri club hanno proventi essenzialmente da botteghini e da sponsor”.

Per il presidente della Lega Pro “brucia aver dovuto sopportare la dichiarazione dell’avvocato Calcagno che il 12 giugno 2020 a TuttoC: “ C’è chi sta risparmiando investendo i soldi della mancata ripresa (si riferiva all’interruzione del nostro campionato) per l’anno prossimo e vorrebbe anche la cassa integrazione nonostante abbia volontariamente deciso di non riprendere”. E completava dicendo “ …l’impressione è che siamo di fronte a tutto tranne che a un campionato professionistico… spiace vedere un professionismo a due livelli, con una ripartenza completa nelle prime due Serie e una rabberciata in Lega Pro…Il professionismo deve essere uno”. Questa cultura è assurda perché nel calcio siamo tre livelli distinti nel professionismo. Se ci dessero i denari dei diritti televisivi potremmo riparlarne. Questa impostazione ci ha fatto pagare un prezzo elevatissimo, per un lasso di tempo ampio i decreti governativi si sono mossi in questa ottica dando risorse ai dilettanti mentre i professionisti, erano professionisti. Abbiamo, con il Comitato 4.0, insieme alle leghe di pallavolo e di basket, recuperato quella cultura errata che era transitata in ogni meandro del Paese, e abbiamo riaffermato che la Serie C sta nella faglia tra il professionismo e i dilettanti. Per questo abbiamo ottenuto il provvedimento sul Credito di imposta per riaprire la strada delle sponsorizzazioni. Questa cultura ha segnato anche il protocollo sanitario, si veda come in materia si è agito con il comparto dilettantistico. C’è una procedura per i professionisti e una per i dilettanti”.

“Devo ricordare – prosegue Ghirelli – che dicemmo tra marzo/aprile che quel protocollo sanitario non lo potevamo reggere per costi e per organizzazione? Devo dire che abbiamo fatto una convenzione che per tampone e sierologico, ci costa minimo la metà dei prezzi che circolavano sul mercato? Ho ricordato quest’ultimo passaggio per dire che non stiamo fermi, studiamo, cerchiamo di capire, proviamo a fare la nostra parte. Purtroppo non è sufficiente, allora, a marzo/ aprile, ci fermammo perché era giusto per la salute. Noi siamo una esperienza originale del calcio, siamo nel calcio la storia dei Comuni d’Italia. C’è un mondo di ignoranti che non sa nulla di storia, cultura, differenze. Ci sono speculatori che ne approfittano per farla finita con la Serie C, perché così semplificano, in modo che il calcio sia solo business e in più si tolgono una voce libera (la Serie C) che disturba i manovratori“.

Si chiede chiede ancora Ghirelli: “Di cosa abbiamo bisogno per evitare confusione e il rischio di crac dei club nei prossimi mesi? Vorrei che il ministro Spadafora, il ministro Speranza, ci ascoltino un attimo.

Abbiamo bisogno di: A) protocollo sanitario, fermo restando la sicurezza, dobbiamo allungare l’intervallo temporale per gli esami da tampone. Non reggiamo finanziariamente. Mi permetto di dire che ogni quattro giorni l‘ esame è anche invasivo. Abbiamo bisogno, altresì, di regole di applicazione del protocollo più semplici, per alleggerire organizzazione e costi; B) stadi, se non si riapre facciamo un danno irreparabile. La passione la perdiamo e rischiamo di perdere i legami, o perlomeno di affievolirli e alla ripartenza ne constateremo i danni. Partiamo con una percentuale di abbonati. Abbonamenti perché? Sono nominativi, possiamo scaglionare le entrate allo stadio, possiamo incanalare le uscite per aree. Con gli abbonamenti leniamo un poco le difficoltà finanziarie dei club”.

“Caro Presidente Patrignani – la conclusione – non molliamo perché dobbiamo far ragionare, non molliamo perché ne va della esistenza dei club. E se perdiamo club, il Paese diventa più povero in termini di occupazione, di indotto, di fisco e diventa più triste perché perde la forza di un gioco, quello del pallone. Tu mi conosci, io personalmente lotterò finché otterremo ciò che hai posto. Stanne certo, sarò un disturbatore scientifico“.