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Calciatori in riposo forzato. Mattia Vincenzi spiega come rimanere in forma
I cancelli di Villa Silvia sono rigorosamente chiusi e i palloni stretti nelle sacche al buio dei magazzini. Tutto fermo per il Cesena Fc. Il livello d’emergenza del Covid-19 è altissimo e lo sport, come giusto che sia, si è fermato da alcune settimane. I bianconeri riprenderanno, forse, gli allenamenti il 20 marzo, ma il campionato di serie C non ripartirà prima del 3 aprile e probabilmente anche oltre. I calciatori a casa stanno affrontando particolari allenamenti attraverso “due programmi, uno normale e l’altro personalizzato”. A riferirlo è il preparatore atletico del Cavalluccio Mattia Vincenzi.
“In base al proprio ruolo – spiega – ognuno ha esigenze particolari. Ovviamente il pallone non può essere usato e i carichi sono differenti”. La cosa più importante è mantenere uno stato di fitness adeguato ma “dal punto di vista atletico ci si può allenare sulla forma e fare un lavoro mirato a toccare degli aspetti che durante la stagione non vengono affrontati”. Ogni calciatore bianconero è organizzato secondo uno schema giornaliero, rigorosamente effettuato nella propria abitazione. “Facciamo una sorta di smart working – illustra il classe ’78 -. I ragazzi ci mandano i risultati e lo staff li elabora in base a scale di valutazione”.
Una volta superata questa fase di stop, “serviranno alcuni giorni di assestamento”. Il vero problema sarà terminare il campionato, se ciò dovesse avvenire in base alle decisioni della Lega Pro. Gli impegni saranno ravvicinati “si giocherà tanto: ogni tre giorni. Ho già vissuto un momento simile con Delio Rossi in Bulgaria al Levski Sofia nei play-off della stagione 2017-2018. Se si ripartirà, bisognerà recuperare al meglio e far trovare tutti pronti, compresi coloro che non scenderanno in campo”.
Per Mattia Vincenzi si tratta di un ritorno a Cesena perché è in città da appena un mese e mezzo, avendo già abbracciato il Cavalluccio dal 2007 al 2013, vivendo in prima persona la scalata dalla Serie C alla A. Questi sono solo ricordi. L’importante ora è superare un momento delicato per l’intera umanità per poi riprendere anche a parlare di sport. Dal campo, sia chiaro.
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