Dalla Chiesa
Papa Francesco alla Curia romana: abusi e infedeltà nella Chiesa sono “reati di peculato”
“Nel mondo turbolento, la barca della Chiesa quest’anno ha vissuto e vive momenti difficili, ed è stata investita da tempeste e uragani”. È il bilancio stilato dal Papa dell’anno appena trascorso, nel tradizionale discorso rivolto alla Curia Romana per gli auguri natalizi. “La Sposa di Cristo prosegue il suo pellegrinaggio tra gioie e afflizioni, tra successi e difficoltà, esterne e interne” – quest’ultime” le più dolorose e distruttive” – ha sottolineato Francesco, soffermandosi in particolare su due “afflizioni”: gli abusi e le infedeltà, definiti veri e propri “reati di peculato”.
Le afflizioni, i nuovi martiri e i “nuovi Neroni”.
“Quanti immigrati – costretti a lasciare la patria e a rischiare la vita – incontrano la morte, o quanti sopravvivono ma trovano le porte chiuse e i loro fratelli in umanità impegnati nelle conquiste politiche e di potere. Quanta paura e pregiudizio! Quante persone e quanti bambini muoiono ogni giorno per mancanza di acqua, di cibo e di medicine! Quanta povertà e miseria! Quanta violenza contro i deboli e contro le donne! Quanti scenari di guerre dichiarate e non dichiarate! Quanto sangue innocente viene versato ogni giorno! Quanta disumanità e brutalità ci circondano da ogni parte! Quante persone vengono sistematicamente torturate ancora oggi nelle stazioni di polizia, nelle carceri e nei campi dei profughi in diverse parti del mondo!”. È l’elenco preliminare delle “tante afflizioni” in cui si trova a vivere la Chiesa.
Oggi, a “nuovi martiri” si affiancano “nuovi Neroni” che opprimono i credenti: “nuovi gruppi estremisti si moltiplicano”, mentre “nuovi e vecchi circoli e conventicole vivono nutrendosi di odio e ostilità verso Cristo, la Chiesa e i credenti”.
“Tolleranza zero” sugli abusi.
“L’esempio eroico dei martiri e dei numerosissimi buoni samaritani non ci fa scordare la contro-testimonianza e gli scandali di alcuni figli e ministri della Chiesa”. Nel suo discorso, il Papa nomina gli “abusi di potere, di coscienza e sessuali”: tre tipi di abusi commessi perfino dal re Davide. “Anche oggi ci sono ‘unti del Signore’, uomini consacrati, che abusano dei deboli, approfittando del proprio potere morale e di persuasione”, la denuncia: “Compiono abomini e continuano a esercitare il loro ministero come se niente fosse; non temono Dio o il suo giudizio, ma temono soltanto di essere scoperti e smascherati. Ministri che lacerano il corpo della Chiesa, causando scandali. Spesso dietro la loro smisurata gentilezza, impeccabile operosità e angelica faccia, nascondono spudoratamente un lupo atroce pronto a divorare le anime innocenti”. “Dinanzi a questi abomini la Chiesa non si risparmierà nel compiere tutto il necessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia commesso tali delitti”, assicura perentorio il Papa riassumendo la linea della “tolleranza zero” che ha caratterizzato fin dall’inizio il suo pontificato.
“La Chiesa non cercherà mai di insabbiare o sottovalutare nessun caso. È innegabile che alcuni responsabili, nel passato, per leggerezza, per incredulità, per impreparazione, per inesperienza o per superficialità spirituale e umana hanno trattato tanti casi senza la dovuta serietà e prontezza. Ciò non deve accadere mai più. Questa è la scelta e la decisione di tutta la Chiesa”.
L’occasione per ribadire questa “ferma volontà” sarà l’incontro in programma in Vaticano dal 21 al 24 febbraio. Di più: “La Chiesa non si limiterà a curarsi, ma cercherà di affrontare questo male che causa la morte lenta di tante persone, al livello morale, psicologico e umano”.
Agli abusatori: “convertitevi”.
“Anche se si trattasse di un solo caso di abuso – che rappresenta già di per sé una mostruosità – la Chiesa chiede di non tacere e di portarlo oggettivamente alla luce, perché lo scandalo più grande in questa materia è quello di coprire la verità”. Così Francesco dice il suo “grazie” agli operatori della comunicazione che “hanno cercato di smascherare questi lupi e dare voce alle vittime.
“Per favore, aiutiamo la Santa Madre Chiesa nel suo compito difficile, ossia quello di riconoscere i casi veri distinguendoli da quelli falsi, le accuse dalle calunnie, i rancori dalle insinuazioni, le dicerie dalle diffamazioni”,
l’appello: “Un compito assai difficile, in quanto i veri colpevoli sanno nascondersi scrupolosamente, al punto che tante mogli, madri e sorelle non riescono a scoprirli nelle persone più vicine: mariti, padrini, nonni, zii, fratelli, vicini, maestri… Anche le vittime, ben scelte dai loro predatori, spesso preferiscono il silenzio e addirittura, in balia della paura, diventano sottomesse alla vergogna e al terrore di essere abbandonate”. Il secondo appello è rivolto “a quanti abusano dei minori”: “Convertitevi e consegnatevi alla giustizia umana, e preparatevi alla giustizia divina”.
Pugnalare i fratelli e seminare zizzania.
La seconda “afflizione” stigmatizzata dal Papa nel suo discorso è quella “di coloro che si nascondono dietro buone intenzioni per pugnalare i loro fratelli e seminare zizzania, divisione e sconcerto; persone che trovano sempre giustificazioni, perfino logiche e spirituali, per continuare a percorrere indisturbati la strada della perdizione”. “Questa non è una novità nella storia della Chiesa”, precisa Francesco citando Sant’Agostino. “In realtà, dietro questi seminatori di zizzania si trovano quasi sempre le trenta monete d’argento”, sostiene il Papa, unita al “dovere di combattere ogni corruzione spirituale”, dove tutto sembra lecito: “l’inganno, la calunnia, l’egoismo e tante sottili forme di autoreferenzialità, poiché anche Satana si maschera da angelo della luce”.
Riforma, Sinodo e un “grazie” ai parroci.
Tra le “numerose” gioie di quest’anno, Francesco cita “la buona riuscita del Sinodo dedicato ai giovani” e “i passi finora compiuti nella riforma della Curia”. Poi ricorda i nuovi beati e santi, “pietre preziose” della Chiesa, come i diciannove martiri d’Algeria. Ma anche la “santità della porta accanto”, “il grande numero di consacrati e consacrate, vescovi e sacerdoti, che vivono quotidianamente la loro vocazione in fedeltà, silenzio, santità e abnegazione” e i “numerosi parroci che offrono ogni giorno buon esempio al popolo di Dio, sacerdoti vicini alle famiglie, conoscono i nomi di tutti e vivono la loro vita in semplicità, fede, zelo, santità e carità”. “La forza di qualsiasi istituzione non risiede nell’essere composta da uomini perfetti – conclude il Papa – ma nella sua volontà di purificarsi continuamente”. Il Natale ci dona ogni anno la certezza che “la luce di Dio continuerà a brillare nonostante la nostra miseria umana; la certezza che la Chiesa uscirà da queste tribolazioni, ancora più bella e purificata e splendida”, assicura : “Perché tutti i peccati, le cadute e il male commesso da alcuni figli della Chiesa non potranno mai oscurare la bellezza del suo volto. Il Natale dà la prova che i gravi mali commessi da taluni non potranno mai offuscare tutto il bene che la Chiesa compie gratuitamente nel mondo”.