Papa Francesco in Ungheria/11. Conferenza stampa in volo. Sulla pace dice: “C’è una missione in corso”, ma di più non fa sapere

“Sono state tre giorni intensi ma buoni”. Esordisce così papa Francesco con i giornalisti durante la consueta conferenza stampa che tiene lungo il viaggio di ritorno di ogni viaggio apostolico.

Alla domanda di un collega ungherese che ha chiesto se è cambiata la visione nei confronti dei suoi connazionali dopo questa visita di tre giorni a Budapest, Francesco risponde che “negli anni ’60, quando studiavo in Cile ne ho conosciuti tanti. Sono rimasto molto amico delle suore ungheresi che avevano una scuola a 20 chilometri da Buenos Aires. Allora facevo il cappellano. Non capivo l’idioma, ma capivo bene due parole: gulash e tokai. Ho capito il dolore di chi voleva tornare a casa. Poi ho visto il breve entusiasmo del 1956 e la delusione successiva. Non è cambiata la mia opinione su di voi, ma si è arricchita. È gente che ha una grande cultura, anche tra le persone semplici. Parlavano il tedesco e un po’ di inglese, sì perché l’ungherese si parla solo in paradiso perché ci vuole un’eternità per impararlo”.

Eliana Ruggiero dell’agenzia Agi chiede ragguagli sui poveri, sui migranti, sulla possibilità, dopo i colloqui di questi giorni con Orban e Hilarion, di poter riaprire la rotta balcanica che lo stesso Orban ha chiuso.

“La pace si fa sempre aprendo i canali, mai si fa con la chiusura – dice Francesco -. Lo stesso discorso che ho fatto a Orban. Le migrazioni sono un problema che l’Europa deve prendere per mano. Ci sono cinque Paesi: Cipro, Malta, Grecia, Italia e Spagna (in prima linea, ndr). L’Europa si deve far sentire su questo. Altro problema, la natalità, non si fanno figli. Italia e Spagna (in testa, ndr). La media dell’età in Italia è di 46 anni. In spagna è anche più alta. Abbiamo piccoli deserti. Ci vogliono programmi di migrazioni ma ben portati avanti. Hilarion è una persona che rispetto tanto. Ci conosciamo da tanto. È una persona intelligente, l’ho incontrato ieri, mi è venuto a trovare. Oggi è venuto a messa e all’aeroporto. Con Kirill ho parlato una sola volta per 40 minuti. C’è un buon rapporto con l’ambasciata (russa, ndr), l’ambasciatore sta per lasciare, uno serio, equilibrato. In questi giorni (con Orban e Hilarion, ndr) non abbiamo parlato di Cappuccetto Rosso. Abbiamo parlato della pace. Si parla di una missione, è in corso, quando sarà pubblica ne parleremo”.

Un collega portoghese pone un quesito sulla prossima Gmg che si terrà ad agosto a Lisbona.

“Tutto dipende dalla salute – risponde Francesco e ricorda il momento in cui si è sentito male -. Ho avuto un malore forte un mercoledì, dopo l’udienza generale, la febbre alta. Non ho mai perso i sensi. Una polmonite acuta e forte. Grazie a Dio posso raccontare. Andrò lì, spero di farcela. Non è lo stesso di due anni fa, col bastone”. E aggiunge i prossimi impegni internazionale. “È in programma Marseille (Marsiglia, ndr), la Mongolia. Il viaggio non è cancellato (si riferisce alla Gmg di Lisbona, ndr).

Al Papa viene chiesto di commentare il gesto della restituzione di tre frammenti del Partenone.

Si è trattato, dice, di un “gesto ecumenico forte. Sì, sono disponibile ad altri gesti simili, come avete chiesto, anche verso il Canada che ha subito danni dal colonialismo”.

“Lo dice il settimo comandamento: se rubi, restituisci – prosegue -. Quello dei frammenti del Partenone è stato un gesto giusto. Se vengono gli egiziani a chiedere l’obelisco, che si fa? Per il Canada, domanderò. Se si può restituire, si faccia per favore, per non abituarsi a mettere le mani nelle tasche degli altri”.

A proposito di mediazione in favore di bambini russi, il Pontefice dice che “la Santa Sede in alcune occasioni ha mediato. Dobbiamo aiutare. È un problema di umanità. Tutti i gesti umani aiutano. Poi pensa alle donne senza mariti… o perché in guerra o perché morti. “Non dobbiamo perdere l’entusiasmo per l’accoglienza”, insiste con forza Francesco.