Tutti i “santi” o tutti i “Santi”?

Tutti i “santi” o tutti i “Santi”? Santi con la esse maiuscola o santi con la esse minuscola? Non solo per avvallare una tendenza inclusiva e quindi stare sull’orlo della moda corrente ma per sottolineare come, davvero, nel mondo misterioso che l’annuncio evangelico ci pone dinnanzi agli occhi, santi e Santi coesistano e vibrino all’unisono.

Santi: tutti coloro in cui la Chiesa ha riconosciuto un’esistenza di adesione di viva fede all’Altissimo, una consequenziale scelta quotidiana orante e di servizio ai fratelli e alle sorelle. Per dirlo con un linguaggio desueto (anche perché disturba e costringere a cambiare), persone in cui è brillato il buon esempio.

Papa Francesco ha spazzato uno stereotipo: “Oggi, festeggiamo tutti i Santi e potremmo avere un’impressione fuorviante: potremmo pensare di celebrare quelle sorelle e quei fratelli che in vita sono stati perfetti, sempre lineari, precisi, anzi “inamidati”. Invece, il Vangelo di oggi smentisce questa visione stereotipata, questa “santità da immaginetta”. Infatti le Beatitudini di Gesù (cfr Mt 5,1-12), che sono la carta d’identità dei santi, mostrano tutto l’opposto: parlano di una vita controcorrente, di una vita rivoluzionaria! I santi sono i veri rivoluzionari”.

Pietre miliari, poste in segnaletica di cammino, come fratelli e sorelle che ci accompagnano e ci scortano, ci spianano la strada per farci intravvedere i passi giusti da muovere, gli scogli da evitare. Luci che si irradiano e che ci attraggono ed alimentano i nostri desideri più profondi. Dai primordi della vita della Chiesa e tutt’oggi.

La statistica, tutto sommato impaccia, si computano da 1.000 a 8.000 santi. Impaccia ma anche sorprende, gioiosamente sorprende. Gli ultimi tre Papi ne hanno canonizzati tanti: Giovanni Paolo II 482, Benedetto XVI 45, Francesco 893… per ora. Come si fa a conoscerli tutti? Di alcuni conosciamo la vita o le imprese, di altri le opere scritte, di tutti la testimonianza evangelica.

Restano i santi, quelli con la “esse” minuscola. Una sorta di sottobosco? Una classe inferiore e solo sopportata? Se così fosse, si potrebbe eliminare quel mondo a venire annunciato perché non farebbe altro che riproporre, in termini di eternità, le nostre classificazioni sociologiche e, perciò stesso, temporanee. Trasposizione fallace ed effimera. Costoro, quelli della “esse” minuscola, sono tutti quelli che, visto il Volto dell’Altissimo, lo hanno riconosciuto e a Lui si sono affidati. Una volta varcata la soglia del tempo e dello spazio, soglia liminare della storia e di ogni nostra singola storia.

Anche se non rientrano nella Biblioteca sanctorum, rientrano nel gioioso coro dei viventi, rientrano nella candida rosa che Dante ci ha donato con la sua poesia:

In forma dunque di candida rosami si mostrava la milizia santache nel suo sangue Cristo fece sposa

Già da ora, posto che lo desideriamo e rendiamo il desiderio prassi concreta, come annuncia l’Apocalisse apparteniamo a quella visione che si staglia: “Apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani”. Stupiti e magnetizzati dalla Bellezza danzano in cerchio e cantano: “Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen. Il coro senza numero e senza “esse” maiuscola o minuscola: noi tutti, all’unisono e insieme, per sempre.