Santa Ildegarda, dottore della Chiesa

Oggi 17 settembre, il calendario è ricco. La Chiesa fa memoria di tre santi: san Roberto Bellarmino, vescovo e dottore della Chiesa; santa Ildegarda da Bingen, badessa, mistica                      (dottore della Chiesa “in divenire”) e santa Colomba vergine, monaca. Il calendario si arricchisce di un evento mistico: le Famiglie francescane festeggiano l’impressione delle sante Stimmate a Francesco di Assisi, (il suo “matrimonio mistico” con il Crocefisso, ma solo nel calendario serafico). Ho scelto di parlarvi di santa Ildegarda da Bingen. 

“Osservati: tu hai in te il cielo e la terra.” (santa Ildegarda da Bingen)

Santa Ildegarda nasce a Bermeschein vor der Hohe, ultima di dieci fratelli, un paesotto nei pressi della città di Alzey in Renania nell’estate 1098, (prima che i Crociati espugnassero Gerusalemme). Entrata in religione giovanissima a solo otto anni, per problemi di salute, più precisamente nella abbazia benedettina di Disibodenberg, un’antichissima abbazia, oggi purtroppo in rovina, nel territorio comunale di Odernheim am Glan. Già da piccina Ildegarda cominciò ad avere visioni. Si fece notare subito per il carattere spigliato, diremmo noi: una badessa in fasce, in divenire, per intenderci, con un futuro già segnato.

Tra il 1112 e il 1115 emise i voti nelle mani del vescovo Ottone di Bamberga. Studiò sui testi di Agostino e Dionigi l’Aeropagita dell’enciclopedismo medievale. Ma non tralasciò di formarsi nel canto, lavorando e studiando botanica, studio, preghiera. Era un programma già insito in lei. In età adulta iniziò a mettere “nero su bianco” i racconti delle sue visioni (che ben spiegava “non erano visioni del cuore o della mente, ma nell’anima”). Nel 1136 morì Giuditta di Sponhein, una giovane aristocratica fatta monaca prima di lei, che al suo ingresso in monastero prese a farle da magistra.. una “tutor” insomma. A quarant’anni diventò priora e poi badessa della comunità, e visto l’aumentare di novizie, si trasferì nel 1147 nel monastero di Rupertsberg (intitolato a san Ruperto) e da lei voluto e fondato presso Bingen.

Ildegarda era un fiume in piena, un vulcano in attività. Cominciarono le sue “stramberie”: faceva vestir lussuosamente le consorelle con monili e gioielli per salutare con canti le festività domenicali. Nei suoi scritti, parlò della sua visione religiosa della Creazione. L’uomo rappresentava la divinità di Dio, mentre la donna idealmente personificava l’umanità di Gesù. Ad Eibingen fonderà un’altra abbazia, ancora oggi presente e viva, floridissimo centro religioso-culturale. Il monastero è tutt’oggi visitabile e nella chiesa si possono ammirare gli affreschi e le opere che ritraggono i momenti salienti della vita della nostra santa e i segni straordinari che accompagnarono il momento del suo “transito” da questa terra al Cielo, avvenuto il 17 settembre del 1179.

In dodici anni, tra il 1159 e il 1170, Ildegarda compì viaggi pastorali nelle cattedrali di Colonia, Treviri, Liegi, Magonza, Metz e Wurzburg. Era una che si dava da fare. Fu spesso in conflitto e contrasto con la Chiesa locale, perché lei preferiva farsi missionaria, una vita di predicazione aperta verso l’esterno a quella più tradizionale e classica della vita claustrale.

Col tempo la sua fama arrivò lontano, a Roma. Era diventata un’autorità all’interno della Chiesa. Papa Eugenio III, nel 1147 durante il Sinodo di Treviri, lesse apertamente alcuni suoi scritti.  Di più, la autorizzò a scrivere pubblicamente le sue visioni. Ildegarda più volte si definì “piuma abbandonata nel vento di  Dio”. Il suo nome significa: “protettrice delle battaglie”, e lei usò bene questo significato; fece della sua religiosità un’arma per la battaglia da condurre per la vita: scuotere gli animi e le coscienze del suo tribolato tempo. Una “archetipo della Pulzella d’Orleans” osò sfidare con parole durissime l’Imperatore, dapprima suo protettore, Federico I Hohenstaufen, meglio conosciuto come “il Barbarossa”. Gliele cantò di santa ragione, quando quest’ultimo tentò di opporsi al Romano Pontefice, nelle vesti di Alessandro III appoggiando due antipapa. Il rosso non rivendicò le sue ragioni, lasciò andare la cosa, ma schiantò l’amicizia che aveva con la badessa. Si racconta che Ildegarda nel 1169, stimolata dai suoi innumerevoli studi e intensa preghiera, le riuscì un esorcismo. Il rito fu presieduto da lei, su di un tale di nome Sigewize, che ospitava in monastero. Le valse l’aiuto di sette sacerdoti, unici, tra l’altro ad avere il ministero per poterlo esercitare. Uno degli aspetti che più colpisce è la poliedricità di questa santa: fu teologa, scrittrice, profetessa, mistica, medico, drammaturga, guaritrice, musicista, guida e maestra…

Paragonabile alle grandi figure del passato che hanno spaziato nei vari campi del sapere, quali Leonardo da Vinci, ha saputo riunire in sé una molteplicità di competenze in vari ambiti del sapere umano, esplorandoli e sfruttandoli per aiutare le persone a vivere in pienezza la vita spirituale e materiale. Grande esploratrice della realtà naturale, scrisse numerosi libri di medicina tutt’ora validi, oltre a ricette terapeutiche e all’utilizzo delle piante medicinali, di cui fu abile maestra. Oltre alle erbe amò particolarmente la musicacorpus musicale, di genere sacro, comprende una grande quantità di canti e un dramma musicale in cui presentò ed esaltò le virtù umane, fortemente contrapposte ai vizi. Morì il 17 settembre 1179. Si racconta che lei predisse alle sue monache, dopo una delle sue numerose visioni, il giorno stesso della sua morte. Il 10 maggio 2012 papa Benedetto XVI ne estese il culto liturgico alla Chiesa universale. Il 7 ottobre dello stesso anno proclamò santa Ildergarda di Bingen dottore della Chiesa universale unitamente al santo spagnolo Giovanni D’Avila. Il 25 gennaio 2021 papa Francesco ne ha istituito la memoria (facoltativa) per tutta la Chiesa, fissandola il 17 settembre.

 

“Il corpo in verità è il vestito dell’anima che vive nella voce, e perciò è giusto che il corpo attraverso la voce canti con l’anima lodi a Dio”. (santa Ildegarda di Bingen)