Dalla Chiesa
San Giovanni XXIII, il papa buono
Oggi facciamo memoria di san Giovanni XXIII papa. Il “papa buono” per quel suo faccione e la sua corpulenza che ispirava tenerezza. Famoso il suo “discorso alla luna” che attirò benevolenza ai pellegrini romani e non giunti a Roma in visita alle tombe dei Santi Pietro e Paolo e dei martiri.
Nato nei pressi di Bergamo a Sotto il Monte, una cittadina di pochi abitanti il 25 novembre 1881. Già da bambino sentiva la vocazione al sacerdozio. I genitori fecero diversi sforzi per mantenerlo e pagare gli studi. Al secolo Angelo Giuseppe Roncalli. Da giovane sacerdote Dio non gli risparmiò la Grande Guerra dove fu arruolato come cappellano militare. Ma prima di questo fu segretario del vescovo di Bergamo, monsignor Giacomo Radini-Tedeschi, fino alla morte di questo, da lui imparò la carità, la pietà e la grande devozione. Grande fan del Poverello di Assisi, tanto da diventare terziario francescano. Poi fu studente a Roma e uomo di curia. Nel 1925 papa Pio XI lo nominò visitatore apostolico in Bulgaria, elevandolo alla dignità episcopale (3 marzo 1925).
Monsignor Roncalli scelse come motto episcopale “Oboedientia et pax” (obbedienza e pace). Nel 1934 fu nominato arcivescovo titolare di Mesembria, antica città della Bulgaria, con l’incarico di delegato apostolico in Turchia e in Grecia e inoltre di amministratore apostolico di sede vacante del Vicariato apostolico di Istanbul. Nel 1944 papa Pio XII nominò monsignor Roncalli nunzio apostolico a Parigi. Nel frattempo, con l’occupazione tedesca dell’Ungheria, erano incominciate le deportazioni e le esecuzioni di massa anche in quel Paese. La collaborazione del nunzio apostolico e del diplomatico svedese Raoul Wallenberg consentì a migliaia di ebrei di evitare la camera a gas. Nel 1953, oltre a essere creato cardinale da papa Pio XII nel concistoro del 12 gennaio di quell’anno, fu nominato patriarca di Venezia, dove poté esercitare il lavoro pastorale immediato, a stretto contatto con i sacerdoti e il popolo che aveva desiderato fin dal giorno dell’ordinazione sacerdotale.
Alla sua partenza per il Conclave del 1958, per la morte di Pio XII, una grande folla l’accompagnò alla stazione facendogli a gran voce gli auguri di buon viaggio e di buon lavoro. Giovanni XXIII fu un buon Papa, fece gesti inconsueti, tipo la visita ai bambini dell’Ospedale pediatrico del Bambino Gesù o i carcerati al Regina Coeli, i suoi incontri ecumenici, le encicliche tra cui la strafamosa “Pacem in terris” scritta dopo il rischio della IiI guerra mondiale, con la Baia dei Porci a Cuba. Fu il primo a creare cardinali un africano, un giapponese e un filippino. Innalzò agli onori degli altari il primo santo di colore, Martin de Porres, laico dell’Ordine dei Predicatori, i domenicani.
E poi l’evento che lasciò un segno indelebile nella storia della Chiesa: l’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui lasciò le redini al successore, il bresciano Paolo VI. Già prima di incominciare il Concilio, le avvisaglie del tumore allo stomaco cominciò a farsi sentire. Il 3 giugno 1963, si spegneva attorniato dalle sue suore e dai medici nell’appartamento papale. Venne vestito con i paramenti papali ed esposto in san Pietro per la venerazione del popolo. Fu sepolto tre giorni dopo nelle Grotte Vaticane. Fu canonizzato fa papa Francesco il 27 aprile 2014. Le sue spoglie dopo la beatificazione furono portate in chiesa per la preghiera di intercessione della Chiesa tutta.