Dalla Chiesa
Le quattro “P”
“C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.
Eh, la vita dei pastori è proprio dura. Lunghe notti all’addiaccio, remunerazione da schifo ovvero che non ci “sbarchi il lunario”, lontano dalla famiglia, per letto sassi, pietre e disperazione… e una reputazione, beh, meglio non parlarne. Considerati l’ultimo gradino della scala sociale alla pari di schiavi e delinquenti. Non c’erano i sindacati che ti proteggevano … O così o così; a volta eri costretto a prendere su quella occupazione altrimenti a casa non portavi niente. Non c’è tempo per la fede, al tempio non puoi salire, come ti vedono da lontano ti riaccompagnano fuori dalle mura e se provi a lamentarti o ad aprire bocca sono guai. Considerati alla stregua delle bestie, visto che ci lavori e ci dormi insieme. Come i barboni di oggi, o gli zingari che si accampano alle borgate di periferia e nessuno li considera vista la reputazione di mano-lesta. Sono i perdenti, gli sconfitti, gli scarti di una società che avanza lasciandosi dietro chi non tiene il passo o peggio chi non sta alle regole. Ma Dio ragiona diversamente dagli uomini, per fortuna. E addirittura li fa chiamare a sé da una legione di angeli, la falange alata per dare a loro la Buona e Bella Notizia: c’è un Dio che ascolta i cuore degli ultimi, che si è fatto lui stesso ultimo; nascendo in una capanna o grotta o antro e chi lo sa; non si è solo abbassato o annullato, ma addirittura si è svuotato della propria vera natura (kenosis). Si è fatto pane. Se poi nasci a Betlehem, la casa del pane allora hai fatto bingo.
E le quatto P? Ci arrivo subito. Se fai un lavoro che ha inizia con la P allora parti male, lascia perdere sei sconfitto in partenza. Pastori, Prostitute, Pubblicani, e io ci aggiungo i Profeti (perseguitati e uccisi). Una buona parte di essi sono visti male o impuri, considerati zero da coloro che stanno nei palazzi dorati o nei templi che sanno di incenso … per fortuna c’è un Dio che usa la livella del cuore. E ai suoi occhi siamo tutti uguali, e tutti amati in modo unico e indistinto, infatti: