Dalla Chiesa
Ultimo giorno della Novena. Siamo agli sgoccioli
Giuseppe e Maria sono sicuro sono già a Betlemme indaffarati tra il censimento imperiale e altre difficoltà. Burocrazie a un parte, mi immagino questa povera disgraziata spostata a destra e a manca con il bambino che calcia nella pancia come a voler dire: “Mi fai uscire?”. D’altra parte non può scavare un tunnel e provare ad evadere. Maria acquieta il bimbo con carezze e sembra ottenere qualcosa. Non sono una donna è certo, ma credo sia massacrante girare con il pancione che grava sulla schiena, sull’umore, sullo stomaco e su tutto il resto del corpo. È a pezzi…
Giuseppe le fa sentire tutta la sua vicinanza e il suo amore. Povero Beppe… Quali responsabilità. E il bambino è Dio. Certo che non puoi buttare giù porte a calci solo perché sei il nutrizio del Re dei Re. Ti devi arrangiare alla meno peggio. Vai di qua, provi di là. Niente. Non c’è un’anima santa che vuole aiutarti. Al tuo posto avrei cominciato a smoccolare. Alla fine trovano riparo rifugiandosi in una stalla. Non sarà l’Hilton, ma fa alla bisogna.
Se Dio ha scelto così avrà avuto le sue buone ragioni. Dovremmo imparare anche noi dalla Santa Famiglia per vivere in questo mondo falcidiato dai soprusi, da gente che vuole tutto e subito. Che non si accontenta di “sbarcare il lunario” ma pretende da tutti anche da Dio. Basta guardare sulla strada. Immondizie di ogni genere, buche, chi parcheggia “come se non ci fosse un domani” fregandosene degli altri; per non parlare del Covid con annessi e connessi, i morti sul lavoro, violenza sulle donne, profughi, zingari abbandonati da tutti. Ma sembra che da quando c’è la vita al mondo sia sempre stata uguale ad oggi. Non è cambiato niente. Stessi problemi.
Chiudo qui perché mi verrebbe da dire brutture e non voglio rovinare lo Spirito del Natale che dopo 2021 anni ancora si fa sentire, se lo vogliamo. Piano piano. Un refolo di speranza che ci fa dire anche quest’anno: “buon compleanno Gesù”.