Dalla Chiesa
San Mauro, un solitario per pastore
Oggi 20 gennaio. Il calendario liturgico è ricco di memorie di santi. Il primo ci interessa non poco: parlo di san Mauro vescovo di Cesena e patrono della diocesi. Nacque nel X secolo, l’anno e il luogo di nascita sono sconosciute. Si sa che fu eletto vescovo di Cesena in Romagna, dallo zio papa Giovanni X, quindi dopo il 914. La sua nomina avvenne qualche anno prima del 926, quando i papi persero la giurisdizione sulle terre dell’Esarcato, territorio italiano dell’impero bizantino, che comprendeva una parte dell’Emilia-Romagna con al centro Ravenna e anche di Cesena, che ne era una dipendenza.
Della sua opera non si sa praticamente niente. Dovette vivere santamente, tenuto conto dei tempi difficili di allora e del successivo culto. Morì verso il 946 un 21 novembre. Fu sepolto sul Monte Spaziano, in un’arca di marmo, accanto a una chiesetta e a una cella, da lui stesso edificate per raccogliersi in preghiera e fare penitenza.
Dopo molti anni si verificò un primo miracolo presso la sua arca, che nel frattempo era quasi tutta interrata. Dopo un secondo miracolo, il popolo cominciò ad accorrere a venerarlo, diffondendo la notizia anche nei paesi più lontani. I vescovi della regione si adunarono sul Monte, ormai chiamato “di Mauro”, facendo dissotterrare il sarcofago e spostandolo dentro la chiesetta. Questo rito allora equivaleva a una canonizzazione. Con l’affluire dei fedeli e delle offerte, la chiesetta fu ingrandita ed abbellita dai monaci benedettini. A fianco di essa sorse anche un monastero già fiorente nel 1042.
Col passare dei secoli, il corpo fu dimenticato da tutti, monaci compresi. Per essere ritrovato prima del 1470 circa e per timore delle guerre in corso nella zona, venne tolto dal sarcofago, che rimase sul Monte e portato dentro le mura della città, nella chiesa di san Giovanni Evangelista. Ma dopo qualche tempo, nel 1470, fu di nuovo traslato nella nuova cattedrale di san Giovanni Battista, in una cappella riservatagli, cinta da inferriate per proteggerlo. Alcune sue reliquie rimasero al Monte e a Ravenna.