Dalla Chiesa
San Biagio, vescovo e martire
Biagio nacque in quel di Sebaste, in una città della grande prateria armena. La tradizione ci tramanda che già da giovane cominciò a studiare medicina, tra alambicchi ed erbe medicinali… Si deliziava nel portare il conforto agli ammalati cercando di risollevare almeno lo spirito là dove la fede non poteva essere accompagnata da segni e miracoli. Divenne sacerdote e mentre si trastullava al pensiero della vita religiosa, suo desiderio recondito, Dio sceglieva per lui un’altra strada. Una strada inaspettata… Moriva in Sebaste, l’allora capitale, il suo antìstite (vescovo) e Biagio venne eletto a succedergli. Spese la sua vita per il bene del suo gregge. Purtroppo per la giovane Chiesa armena dense nubi nere si addensavano all’orizzonte. La potente persecuzione di Diocleziano prima e Licinio, in successione, si era allargata anche nei Balcani. Si scatenò un’intensa caccia all’uomo in pieno stile far west. Impietosi bounty-killers si aggiravano tra le case dei pastori e dei contadini inermi con una sola domanda: “Dove si nasconde il vescovo Biagio?”. Biagio si era ritirato in tempo nascosto sul monte Argeo. Come un novello Elia in fuga da Gezabele, Biagio viveva solo tra i boschi. (Ma non per molto). C’è sempre un Giuda pronto a spifferare, basta pagare.
Detto, fatto. Biagio venne scoperto, preso e trascinato dalla soldataglia giù per i sentieri, fino in città. Arrivato là, fu un trionfo inaspettato. La folla osannante sosteneva il suo capo e pastore a non mollare… tra tanta gente che spintonava di qua e di là il piccolo drappello si fece largo avanzando una madre con un bambino in braccio che stava per soffocare. Una lisca di pesce (richiamo a Cristo) o un bruscolo di pane (un altro richiamo eucaristico). Il bambino era cianotico in viso per la mancanza d’aria. Biagio, mosso a compassione si fermò; i soldati non riuscirono a spostarlo. Un silenzio di tomba. Biagio sollevò gli occhi al cielo e fece sulla gola del bimbo un segno di croce. “Mamma, sono guarito”. Gridò il bambino. Si levò in quella piazza polverosa un boato di gioia da fare tremare le colonne dei palazzi. “Biagio, Biagio!” l’eroe armeno fu portato davanti al proconsole e giudice alla bisogna Agricola. Non riuscendolo a smuovere nel sacrificare agli idoli; lo fece torturare con gli strumenti usati dai pastori per la cardatura della lana.
E poi fu decapitato, visto che non avrebbe mai ceduto. I suoi poveri resti riposano con tutti gli onori nella cattedrale di Sebaste dal 732 d.C.