Le cose buone costano care

Proemio: …concedi, o Signore, di aver parte nella comunitàdei tuoi santi apostoli e martiri: Giovanni, Stefano… Felicita, Perpetua, Agata, Lucia, Agnese, Cecilia, Anastasia. (dal Canone Romano)

 

Il solito refrain: lei, Lui e l’altro… Agata finisce male perché innamoratissima di Gesù, non cede alle lusinghe del matrimonio e che matrimonio, figuriamoci. Con un pagano, che, come sappiamo, vuole solo possederla. Agata, dal greco agathè = buona, ma anche “virtuosa” in senso di combattente per la fede. Nata a Catania tra il 229 e il 235. Sotto l’imperatore Decio, riceve le avances del proconsole Quinziano, che invaghito di lei e sentendosi rifiutato la affidò ad Afrodisia, una cortigiana licenziosa perché le facesse il lavaggio del cervello, la corrompesse e la mettesse sulla cattiva strada. Non riuscendo ad avere la sua collaborazione la rimandò a Quinziano. A questo punto arrivano le minacce e poi le torture. Pugni, calci e addirittura il taglio o la smembratura dei seni… ma niente. Agata non cede. Viene visitata da san Pietro che la guarisce da tutte le ferite. Agata verrà giustiziata in carcere. È il 5 febbraio del 251. Le sue ossa riposano nella cattedrale di Catania da 17 agosto 1126.