Al cuore non si comanda, si obbedisce

San Claude de la Colombière nacque in una famiglia benestante a Grenoble il 2 febbraio del 1641. Terzogenito di un notaio; sin da ragazzino capì che il suo destino era legato alla Chiesa a “doppia mandata”, tutto per il suo Signore. Entrò diciassettenne ad Avignone nel noviziato nella Compagnia di Gesù dei Gesuiti. Brillante studente, religioso e devoto. Queste sue qualità non passarono inosservate. Divenne precettore, durante gli studi parigini, dei figli di Colbert ministro delle finanze di Luigi XIV, il Re Sole. Consacrato sacerdote a 28 anni, il suo curriculum si aggiornava di impegni: predicatore, professore, confessore di istituti religiosi. Tutti si avvalsero della sua dolcezza e bravura.

Mentre era direttore a Paray-le-Monial fu confessore e maestro spirituale di una suora (visitandina) considerata visionaria: Margherita Maria Alacocque. Lei aveva ricevuto dal Signore una missione speciale: far conoscere al mondo il Sacro Cuore di Gesù. Lei si avvalse della santità di padre Claudio che capì che era il Signore che gli comandava di far parte di questa nuova avventura. Per qualche mistero fu allontanato e inviato a Londra come precettore della duchessa di York. Si scontrò con l’ambiente protestante e pagò poi con la salute. Fu incarcerato con l’accusa di “complotto papista”. Scagionato dopo quasi un mese dalle accuse fu espulso dall’Inghilterra e poté tornare alla sua amata Paray-le-Monial dove morì il 15 febbraio del 1682. Sepolto nella chiesa dei gesuiti, la sua tomba è meta da quel giorno di pellegrinaggi. 

Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato santo nel 1992.