Dalla Chiesa
Il Papa ci invita a scendere in strada per stare in ascolto della gente
Papa Francesco non è andato per il sottile e ha tirato le orecchie a noi giornalisti. Lo ha detto a chiare parole, come è nel suo stile diretto e senza troppe mediazioni. Dovete uscire dalle vostre redazioni, se volete raccontare il mondo per quello che è. Altrimenti sarete megafono di chi ha già fin troppa voce.
Il pericolo è dietro l’angolo e le nuove tecnologie ci inchiodano davanti agli schermi perché non vogliamo perderci l’ultima email, l’ultimo comunicato stampa, l’ultima notizia apparsa sulle agenzie e sui social.
Francesco ci dice tutt’altro. “Vieni e vedrai”, ci ricorda, andando a prestito dal Vangelo. Se vuoi raccontare, se vuoi fare il giornalista, se vuoi esserlo davvero, devi scendere in strada e consumarti le scarpe. Devi mettere occhi, cuore e orecchi a stretto contatto con ciò che ti circonda. Non serve a nulla essere presenti sul territorio se si vive attaccati alla sedia, se non si ascoltano i bisogni della gente, se non si raccontano le storie dei tanti santi del quotidiano a cui nessuno fa caso. Se non si vede chi ti passa accanto. Rischiamo di fare come il sacerdote e il levita della parabola del buon samaritano: alimentiamo la globalizzazione dell’indifferenza.
Invece, dice Francesco, ci vogliono passione e curiosità, due caratteristiche che non possono mancare in chi ha ambizioni da giornalista. “Per conoscere bisogna incontrare”, scrive il Papa. Che tradotto significa: per raccontare bisogna esserci, bisogna stare sul posto, bisogna fare domande, ascoltare, sintonizzarsi con la realtà, piccola o grande non fa differenza.
“Incontrare le persone dove e come sono”, ricorda Bergoglio, senza sdolcinature e senza forzature. Dare voce a quel che accade, a tutto, senza escludere nulla. Farsi affascinare da quanto succede, come è avvenuto con l’esperienza cristiana che si è diffusa per contagio, per bellezza, per innamoramento, si potrebbe dire.
Allora sarà bello ed entusiasmante “andare, vedere e condividere” quello che c’è da raccontare e anche come sarà sempre in grado di sorprenderci.
Sta tutta qui la bellezza della nostra professione, quella che si cura della persona umana. Con la parola si trattano le persone. È bene non dimenticarlo mai.