Dalla Chiesa
Beato Marco d’Aviano, un umile frate cappuccino
«Volentieri sacrificherò la mia vita per Dio e per il bene delle anime». (Beato Marco d’Aviano)
Oggi, 13 agosto, antivigilia della solennità dell’Assunta, vi avrei potuto raccontare, di santi più importanti che il Martirologio Romano ci presenta, ma ho voluto virare la vostra attenzione non su un santo ma su un beato. Non è né vescovo, né martire, né Dottore della Chiesa, ma un umile frate cappuccino: Marco d’Aviano, sacerdote.
Nasce nei pressi di Aviano, città della zona di Pordenone, il 17 novembre del 1631. Al fonte battesimale gli impongono il nome di Carlo e Domenico (Cristofori). Muove i primi passi nella fede cristiana con i genitori, ma poi scelgono di affidarlo prima a un precettore del paese e poi quando raggiunge l’inizio della pubertà fu scelto di mandarlo in un collegio di Gesuiti a Gorizia. Carlo si mostra un ragazzo dal carattere timido e introverso, passa lunghe ore da solo a guardare il cielo o le Alpi e sognare.
Dopo un lungo processo, causato forse da difficoltà e incomprensioni politico-religiose, fra Marco d’Aviano è stato proclamato beato da Giovanni Paolo II, il 27 aprile 2003.
«Ama Dio e non fallire. Fa pur bene e lascia dire. Lascia dire a chi vuole, ama Dio di buon cuore». (beato Marco D’Aviano)