Papa a Budapest e Slovacchia

“Gli incontri ecumenici e quelli con la comunità ebraica svolgeranno un ruolo particolare”. Così il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, durante il briefing di oggi ha presentato il 34° viaggio apostolico di Papa Francesco, che con l’Ungheria e la Slovacchia porterà a quota 54 i Paesi finora visitati, in entrambi i quali è stato più volte Giovanni Paolo II.

In Ungheria, ha fatto notare il portavoce vaticano, i cristiani “hanno offerto una grande prova di fede  di resistenza”, a cominciare da Santo Stefano, e anche i cristiani slovacchi, a partire dal ruolo evangelizzatore di Cirillo e Metodio, “sono cristiani fieri di aver resistito, a volte fino al sangue, alle persecuzioni e al martirio”.

In entrambi i Paesi, inoltre, Francesco “incontrerà le comunità ebraiche, un presenza profonda e forte, che ha particolarmente sofferto durante la Shoah e il secondo conflitto mondiale”. Allo scoppio di quest’ultima, ha fatto notare il portavoce vaticano, “in Ungheria gli ebrei erano circa 246mila, e in seguito all’occupazione nazista nel 1944 non ne restavano più di 100mila. In Slovacchia si calcola siano stati deportati circa mezzo milioni di ebrei, di cui ne sono rimasti meno di 20mila. Una tragedia enorme, in terre in cui la comunità ebraica aveva avuto una bella fioritura”.

Il viaggio del Papa, ha sottolineato Bruni, si colloca esattamente tra il Capodanno ebraico e lo Yom Kippur (16 settembre), due festività simbolicamente molto importanti per il popolo ebreo. Altro tema centrale del viaggio a Budapest e in Slovacchia, il tema europeo: “Sarà un pellegrinaggio nel cuore dell’Europa, difficile non parlare della situazione dell’Europa tutta”.