Coronavirus e stagione balneare, un mare di incertezze

“Un’estate al mare” cantava Giuni Russo negli anni Ottanta. Sarà possibile anche quest’anno al tempo del Coronavirus? Se i bagnini si dicono pronti alla sfida, le incertezze sono ancora tante. Ne parliamo con Simone Battistoni, presidente della cooperativa stabilimenti balneari di Cesenatico.

Battistoni, la prossima estate andremo al mare?

Sì. La risposta mi sembra scontata. Da parte dei bagnini la voglia di aprire c’è, ma a tre condizioni. La prima e imprescindibile è la certezza delle concessioni. Per fare un esempio, tutte quelle della provincia di Rimini scadranno il prossimo 31 dicembre. Per un imprenditore è impossibile aprire in un momento difficile come questo, senza avere certezze sul futuro. La seconda condizione riguarda regole certe e chiare per l’apertura in sicurezza. È in corso un tavolo con la Regione da cui mi aspetto la predisposizione di norme di buon senso. La terza condizione riguarda l’aspetto economico. È chiaro che bisognerà pensare a forme di integrazione salariale per i dipendenti. Quest’anno si dovranno ridurre le assunzioni e gli orari di lavoro. Sarà necessario un piano di assistenza non tanto alle imprese, quanto ai singoli dipendenti stagionali. 

Quali soluzioni aspettarci per poter accedere alle spiagge?

Sicuramente il distanziamento fra gli ombrelloni. Gli stabilimenti balneari rispetteranno tutte le regole che saranno predisposte e si adatteranno alla situazione. Si dovranno rivedere anche i consumi, con modalità alternative di fruizione di bar e ristoranti. Sarà premura dei bagnini la gestione dei servizi comuni, quali docce e bagni, sanificandoli al massimo e contingentando gli ingressi. Alcuni di noi preferirebbero restare chiusi e puntare al 2021. Secondo me è sbagliato. Offriamo un servizio alla collettività. La spiaggia libera non è sicura. A maggior ragione, diventa importante il ruolo degli stabilimenti balneari, in grado di garantire le misure di sicurezza.

Nei giorni scorsi l’assessore regionale Corsini ha avanzato l’ipotesi di introdurre una figura come lo “steward di spiaggia”, definendolo “una presenza rassicurante con il compito di controllare il rispetto delle regole e dare consigli ai clienti”. Cosa ne pensa?

La figura dello steward ci vede scettici. Ogni bagnino è da sempre colui che controlla il proprio stabilimento. Penso che tutti noi, in queste settimane di ‘quarantena’, abbiamo imparato a gestire i pochi rapporti sociali in maniera intelligente. Come abbiamo assimilato di dover parlare con gli altri solo a distanza di sicurezza, così sarà con i vicini di ombrellone. Non c’è bisogno di vigilanti. Lo steward, come figura pubblica, ha senso nelle spiagge libere. Queste saranno il vero problema della stagione. I confini sono più labili e occorrono controlli per evitare assembramenti. Negli stabilimenti il distanziamento è garantito. 

Fare il bagno in mare sarà un problema?

Secondo me è un falso problema. Il mare è grande. Chi nuota non è mai troppo vicino ai compagni di nuotata. Chi va in acqua a bagnarsi i piedi ha tutto lo spazio per distanziarsi dagli altri. Con responsabilità, i bagnanti trascorreranno anche quest’anno una vita di spiaggia tranquilla. Sarà più complicata la gestione per noi bagnini. Anche il servizio di salvataggio dovrà prevedere tecniche di intervento diverse. Ci adatteremo. La riviera Adriatica si è adattata nel tempo. Ce la faremo anche questa volta. Però lo Stato deve fare la sua parte.

Il Governo sta pensando all’introduzione di “buoni vacanza”. Sono strumenti validi per sostenere il settore turismo?

A mio avviso, lo scopo di questi bonus è quello di offrire un beneficio più ai cittadini che agli operatori del settore. La vacanza è percepita come un bisogno primario, ancor più dopo tre mesi in cui tutti siamo stati chiusi in casa. Ogni strumento che possa far ripartire l’economia e dare sollievo alla gente è il benvenuto. Sono convinto che per i bagnanti sarà una permanenza serena, ma più attenta del solito.