Valle Savio
“Linaro dei presepi”, di comunità e speranza
Novanta presepi per un borgo. Sulla caratteristica rupe che domina la valle del Borello, Linaro di Mercato Saraceno si sta preparando alla sedicesima edizione di “Linaro dei presepi”. Da domenica 17 dicembre fino al 7 gennaio ogni angolo, giardino, cortile, finestre al piano terra delle case ospiterà un presepe. Grandi e piccoli, realizzati con legno, pigne, piante di rosa canina e tutto quanto il bosco offre in questo tempo, con le canne di bamboo che, illuminate, faranno da corona ai presepi. «Verranno così ricordati i vicoli medioevali del borgo e l’antica porta del Castello di Linaro – ne descrive l’allestimento Massimo Gentili, tra gli organizzatori-. È un ambiente rustico e caratteristico, che si presta bene alla realizzazione di ambientazioni».
Curiosità e meraviglia: visitare il borgo di Linaro sarà un’esperienza coinvolgente nell’atmosfera natalizia, con la suggestione della notte illuminata. Con attenzione alla storia che hanno fatto di Linaro un caratteristico borgo della collina romagnola: sarà riprodotta in un’antica casa in pietra l’osteria “Della Fafina”, ostessa di Linaro di fine ’800. E in una casa romagnola degli anni Trenta verrà raffigurato il “Nadèl in t’la cà ad Biasmòn”.
L’inaugurazione si terrà domenica 17 dicembre con un momento conviviale nella sala parrocchiale. Alle 16, all’imbrunire, si accenderanno le luci. I presepi sono visitabili ogni giorno; la domenica e nei giorni festivi, la sala parrocchiale sarà aperta per riscaldare i visitatori con vin brulè e ciambella, mentre visitano una mostra fotografica. Il 29 dicembre alle 21 nella chiesa il coro “Rejoising” di Mercato Saraceno proporrà un concerto.
«A Linaro siamo stati quattro giorni isolati, senza acqua, luce e gas. La frazione di Nuvoleto è stata evacuata – Gentili ritorna ai giorni dell’alluvione del maggio scorso -. Ancora oggi è doloroso vedere il territorio così ferito, costellato da frane. In venti anni avevamo creato dei piccoli paradisi terresti come il sentiero di Rio Cavo con ponticelli, sculture, zone pic nic. È tutto sparito e siamo ancora scioccati: lavorare ai presepi è stato un modo per ritrovarsi come comunità e per parlare di ricostruzione. Incontrarsi e progettare ci fa guardare avanti con forza e coraggio. Posizionare Gesù Bambino nel presepe ci ricorda che non siamo mai soli».