Valle Savio
Eremo in festa per Sant’Alberico
Anche quest’anno, lo scorrere del tempo di ha condotto fino alle porte della celebrazione dell’annuale festa di Sant’Alberico, che ricorda probabilmente il giorno della sua morte, avvenuto il 29 di agosto.
Lunedi, martedì e mercoledì prossimi si terrà il triduo di preparazione con Rosario alle ore 15.30 e messa alle 16, predicato da padre Claudio Cicillo, rettore dell’eremo di Cerbaiolo.
L’Eucarestia sarà il centro della festa di Sant’Alberico, cominciando con la prima messa in chiesa alle 8, che sarà celebrata per tutti i benefattori dell’Eremo. La seconda messa, che per numero di partecipanti sarà celebrata fuori insieme a quella delle 11 e quella del pomeriggio, sarà alle 9.30 e sarà per tutti i consacrati della Diocesi. Culmine della giornata la Messa col vescovo Douglas alle 11, con la concelebrazione dei sacerdoti, e sarà celebrata per il dono di nuove vocazioni. Accompagnerà all’organo le tre messe del mattino don Daniele Bosi, che celebrerà poi la messa delle 15.30. La messa delle 15.30 sarà celebrata per coloro che hanno collaborato alla realizzazione della festa di Sant’Alberico e sarà animato dal coro tosco romagnolo, diretto da Loredana ed Emanuele Ambrogetti. Alle 17 elevazione musicale.
Sarà possibile pranzare all’aperto usufruendo del catering di Ponte Giorgi, di Cella di Mercato Saraceno.
Uno dei luoghi più ameni della Romagna, fin dal 5 secolo sede di eremitaggio, l’eremo di Sant’alberico è uno dei più antichi d’Italia. Qui visse l’ultima parte della sua vita il Santo della cui esistenza conosciamo pochissimo. Vissuto nella prima metà del sec. XI, secondo la tradizione Alberico appartenne a una nobile e ricca famiglia di Ravenna. Da giovane si votò a una vita eremitica fatta di rigorosa penitenza, preghiera e contemplazione, dimorando a Valle Sant’Anastasio presso San Marino; in questo luogo, si racconta che fece scaturire una fonte di acque salutari, tuttora esistente. Poi abitò per qualche tempo nell’eremo di Ocri nel territorio della diocesi di Sarsina, eretto da san Pier Damiani (1007-1072); da qui passò a condurre una vita ancor più eremitica, in una profonda gola del Monte Fumaiolo, a 1147 metri, e dipendeva dal monastero di San Giovanni Battista, sempre nella diocesi di Sarsina.
Appartenente all’Ordine Camaldolese, fondato da san Romualdo (952-1027), questa gola prese il nome appunto di Sant’Alberico. Qui il Santo visse in perfetta solitudine per molti anni, finché lo colse la morte verso il 1050; l’eremo e il vicino monastero di Celle furono abitati da più eremiti dell’Ordine Camaldolese, sotto la giurisdizione del già citato monastero, che ne tenne la proprietà fino al 1821; fu poi venduto a dei privati e nel 1872 fu ceduto alla diocesi di Sarsina.
La prima memoria certa del culto risale al 1300, quando nel timore che i fiorentini potessero impossessarsi del corpo, questo fu trasferito di nascosto nella chiesa dell’abbazia benedettina di Valle Sant’Anastasio e tumulato in una parete. Se ne persero poi le tracce e la memoria, finchè fu casualmente ritrovato durante lavori di restauro nel 1640 dal vescovo Consalvo Durante ed esposto alla venerazione dei fedeli nell’altare della Madonna del Rosario. Un altro vescovo, Bernardino Bellucci, nel 1698 lo fece collocare in un nuovo altare dedicato a Sant’Alberico.
Abbandonata negli anni ’60 e crollata, la chiesa di Valle Sant’Anastasio venne ricostruita in cemento armato in posizione più elevata e inaugurata nel 1970, con campanile formato da colonne. Questa chiesa campestre oggi serve un centinaio di parrocchiani, per lo più contadini, abitanti nelle vicinanze. Chi scrive è stato sul posto e ha veduto che il bel sarcofago in marmo scuro, seicentesco, è collocato sotto il moderno altare maggiore in marmo. Nel 1961 i due vescovi insieme, Bandini e Bergamaschi, fecero la ricognizione delle spoglie presso Valle Sant’Anastasio, delle quali restano fotografie.
Il Santo eremita, che già in vita operava molti prodigi, è invocato dai pellegrini che salgono all’eremo, contro le malattie addominali e le ernie dei bambini. In questi secoli è continuato l’avvicendarsi degli eremiti, che sia pure a fasi alterne, hanno fatto funzionare l’eremo e la chiesetta annessa, accogliendo e assistendo i pellegrini devoti del santo.
Negli anni ’20 fece una grande ristrutturazione dell’eremo don Francesco Dezzi di Falera, grande benefattore, che volle essere sepolto in chiesa dove è tutt’ora. Non dimentichiamo la presenza, dal 1954 al 1968, dell’eremita servo di Dio sacerdote Quintino Sicuro, ex vicebrigadiere della Guardia di Finanza, che operò una ristrutturazione e restauro completo della residenza e della chiesa. Occupa da oltre tre anni l’eremo GianBattista Ferro, attuale eremita di Sant’Alberico.