Quel che resta in città di papa Benedetto XIII. Presentato il libro del professore Marino Mengozzi

Una città piccola che però annovera negli annali della sua storia ben quattro papi, o che comunque è stata trampolino di lancio per quattro pontefici della chiesa cattolica di cui due nati da famiglie cittadine e gli altri che ne ressero la diocesi prima di accedere al soglio papale. È questo il caso di Benedetto XIII (1650-1730) che al secolo rispondeva al nome di Pietro Francesco Orsini. Nato a Gravina di Puglia, dopo aver guidato la diocesi di Cesena per ben sei anni, dal 1680 al 1685, divenne il 245° successore di Pietro nel 1724. Di lui in città resta ben poco. La storia ha difeso tre sue epigrafi. “In tutti i lavori che si sono succeduti nel tempo molte lapidi sono andate perse. Una, seppur indiretta perché voluta dal suo successore, è stata ritrovata dagli archeologi dietro la cattedrale in piazza della Libertà, utilizzata per tappare un buco. Restano anche l’affresco collocato nella cappella privata oggi nello studio del vescovo, il fonte battesimale e lo stemma in noce intagliato e intarsiato al centro del Coro andato distrutto”. A dichiararlo è il professore Marino Mengozzi che questa mattina nei locali della Curia, assieme al vescovo Douglas, ha presentato la sua ultima fatica editoriale Vincenzo Maria Orsini, futuro Benedetto XIII, vescovo a Cesena (1680-1686). Il Diario e la Relatio ad Limina (1684) (Società di Studi Romagnoli 2018, pp. 252).

Il 24 febbraio 2017 si è chiusa l’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Benedetto XIII (1724-1730). Nominato cardinale a soli ventitré anni, vescovo di Siponto (odierna Manfredonia, 1675-1680), poi di Cesena (1680-1686) e infine di Benevento (1686-1724), per la città malatestiana è il cosiddetto “quarto papa”. Dopo Pio VI (Giovanni Battista Braschi, 1775-1779) e Pio VII (Barnaba Chiaramonti, Gregorio nella religione benedettina, 1800-1824), entrambi nativi di Cesena, e Pio VIII (Francesco Saverio Castiglioni, 1829-1830), nato a Cingoli nelle Marche il 20 novembre 1761, vescovo di Cesena dal 1816 al 1822.

Supportato dalla nuova documentazione e alla luce di due importanti testi per la prima volta qui pubblicati integralmente – il Diario delle funzioni pontificali fatte nel Vescovado di Cesena e la Relatio ad limina Apostolorum del 1684 – e con il sostegno di un ricco apparato di note esplicative, Mengozzi – direttore dell’Ufficio di Arte sacra e Beni culturali della diocesi, vicepresidente del Comitato scientifico della Malatestiana – mette a fuoco lo svolgimento e le vicende del mandato cesenate, le peculiarità pastorali e umane di questo vescovo. A Cesena l’Orsini si prodigò con grande zelo in molteplici opere: indisse missioni al popolo, restaurò la cattedrale, programmò una visita pastorale (non attuata a seguito del trasferimento beneventano), distinguendosi per abnegazione e carità, cura spirituale del suo popolo, amministrazione personale dei Sacramenti, predicazione assidua, fervida devozione mariana, visita di tutte le realtà ecclesiali, stile di vita austero, semplicità e povertà nel vestire, parsimonia nei cibi, rigorosa regola di vita, straordinaria generosità e assidua nonché concreta attenzione ai poveri e agli ammalati.

(La presentazione completa e approfondita del volume del professore Marino Mengozzi è stata pubblicata nel numero del Corriere Cesenate di questa settimana che sarà possibile reperire a partire da domani in tutte le edicole).