“Il matrimonio? Una meravigliosa esperienza di vita”. Parlano i nuovi responsabili diocesani

In vista dell’annuale convegno diocesano della famiglia, in programma domenica prossima 22 ottobre in seminario dalle 8,45, abbiamo posto alcune domande ai nuovi responsabili dell’Ufficio diocesano, Patrizia e Giovanni Sintini, della parrocchia di Villamarina-Gatteo mare. Con loro condividono la responsabilità dell’ufficio i coniugi Roberta e Alex Lucchi, di Villachiaviche, e con Ilaria e Lorenzo Silvani di San Damiano (Mercato Saraceno). L’assistente è il parroco di San Giacomo a Cesenatico, don Gian Piero Casadei.

Cosa significa per una coppia di sposi avere la responsabilità della pastorale diocesana della famiglia?

La pastorale della famiglia è uno snodo cruciale per tutta la pastorale della Chiesa. Questo servizio suscita in noi entusiasmo anche se avvertiamo il peso della responsabilità che comporta. È di sollievo il fatto di essere tre coppie a condividere questo impegno, oltre al nostro assistente, don Gian Piero Casadei. Inoltre i percorsi e le scelte vengono sempre condivise con tutta la Commissione, in linea con uno stile sinodale.

Com’è cambiato negli ultimi anni il concetto di famiglia?

Il concetto di famiglia, di uomo e di donna nella società attuale ha subito notevoli cambiamenti ed è una realtà molto complessa sotto gli occhi di tutti. Di fronte al timore del “per sempre” che non impegna a scelte definitive, alla fragilità delle relazioni coniugali e all’emergenza educativa delle famiglie, desideriamo proporre in tutta la sua bellezza il disegno originario di Dio sulla coppia e sulla famiglia stessa, partendo dall’esortazione del Papa in Amoris Laetitia ad approfondire “ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario: cioè il lieto annuncio del “kerygma”, il nucleo della fede cristiana. Riteniamo che non si possa “comprendere il mistero della famiglia cristiana se non alla luce dell’infinito amore del Padre, che si è manifestato in Cristo, il quale si è donato sino alla fine ed è vivo in mezzo a noi”.

Quali sono le attese della gente, di chi si incontra nelle nostre parrocchie?

Dopo la pandemia diverse comunità parrocchiali e relativi gruppi famiglia stanno faticando nella ripresa dei percorsi. Serpeggia un certo smarrimento e una disaffezione al “ritrovarsi”. Per recuperare una dimensione comunitaria e partecipativa, pensiamo sia importante il nostro ruolo specifico di famiglie, perché tutta “la Chiesa diventi una famiglia di famiglie”, imparando l’accoglienza reciproca, l’ascolto, la cura, tipiche della “chiesa domestica”. Ed è questo uno degli aspetti emersi anche dalle sintesi sinodali.

E rispetto a quanti incontrate durante i corsi in preparazione al matrimonio?

Alcune coppie, dopo le nozze, desiderano continuare un cammino di amicizia e di fede con altre famiglie. Questo ci sembra, oltre che molto bello, in linea con ciò che ci sta proponendo la Chiesa: di avviare percorsi catecumenali che accompagnino l’approfondimento del sacramento celebrato, perché non solo sia compreso, ma si incarni nella vita.

Come essere attrattivi? 

La vita matrimoniale, quando vissuta nella sua pienezza ed è aperta alla presenza di Gesù, diventa una meravigliosa esperienza di vita, che rende gioiosi i coniugi. L’altro o l’altra non è una risposta alle mie aspettative, ai miei desideri, ma ben di più: attraverso la sua diversità completa la mia vita, mi porta a essere sempre più vero e più vicino a Cristo. Allora non dobbiamo fare niente di più per fare breccia nella nostra società se non vivere in autenticità questa meravigliosa vocazione. Quando vediamo una persona contenta ci interessiamo del perché, mossi dal desiderio di esserlo anche noi. Quando vediamo una coppia con occhi luminosi, che ha una grande gioia nel cuore, che affronta le difficoltà quotidiane con una grande speranza e amore, quando vediamo fare scelte coraggiose allora ci interroghiamo, ci mettiamo a confronto e ci diciamo: che bello, anche a noi piacerebbe essere così.

E come fare breccia nei cuori di uomini e donne?

Appunto quando diciamo: che bello, anche a noi piacerebbe essere così. Che stupore quando vediamo una coppia più attempata ancora molto affiatata che prendendosi cura n’uno dell’altro vive in semplicità le giornate. Che meraviglia quando vediamo due giovani sposi che decidono di aprirsi alla vita, decidono di donarsi e farsi dono, decidono di morire a se stessi per generare vita nella comunità cristiana: che grande esempio. Oggi le giovani coppie hanno bisogno di vedere la gioia che vivono gli sposi, così come un aspirante sacerdote ha bisogno di vedere che quella è una strada che appaga il cuore.

Da ultimo, separati, divorziati, conviventi, vedovi. Come la Chiesa si fa prossima a queste persone?

Grazie al magistero della Chiesa e alla cura pastorale del nostro vescovo è cresciuta nella nostra diocesi l’attenzione verso chi si trova in una di queste situazioni, di vedovanza e separazione. Come Ufficio pastorale già da diversi anni proponiamo dei percorsi con incontri mensili. Chi vive queste particolari realtà desidera un confronto e una condivisione fraterna della propria esperienza con altri, per trovare delle risposte alla luce della fede.