Diocesi
È morto don Antonio Balestri, prete centenario
Avrebbe compiuto 101 anni il 24 maggio, don Antonio. È deceduto ieri, dopo una vita trascorsa in parrocchia nelle Diocesi di Forlì, in Liguria e a Cesena.
Si terranno lunedì 21 marzo alle 15 nella chiesa parrocchiale di San Carlo di Cesena i funerali di don Antonio Balestri, sacerdote nato a Forlimpopoli nel 1921 e dal 1988 residente a San Carlo di Cesena. I funerali saranno celebrati dal vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Livio Corazza.
Nel maggio scorso, nei giorni di vigilia del suo 100 compleanno, nell’edizione cartacea del Corriere Cesenate ne pubblicammo una testimonianza, raccolta dalla sua casa che si affaccia sulla chiesa parrocchiale di San Carlo, alla presenza del parroco don Giovanni Savini. “Sono contento di essere prete e di essere ancora prete – disse nell’occasione -. E dell’aiuto di chi mi ha voluto bene. Grazie per l’incoraggiamento di chi mi voleva migliore di quello che ero. Ora posso solo pregare…».
Di seguito, il testo dell’intervista (Corriere Cesenate del 20 maggio 2021).
Don Balestri compie gli anni il 24 maggio. La parrocchia di San Carlo, dove vive, lo festeggerà domenica 23
I 100 anni di don Antonio
Ha da poco pregato le Lodi collegandosi al computer e ricevuto la Comunione da suor Cristina, delle Ancelle del Sacro Cuore di San Carlo. Così come ogni mattina. È in questo momento che don Antonio apre le porte di casa, accanto alla chiesa parrocchiale di San Carlo. «Perché un giornale si interessa di me?», si chiede e chiede sorridendo. «Perché i suoi 100 anni sono una notizia».
Nato a Forlimpopoli il 24 maggio 1921, don Antonio Balestri compie 100 anni. Dal 1988 vive in un appartamento accanto alla chiesa di San Carlo, in aiuto alla pastorale con la celebrazione della Messa e le confessioni, prima accanto a don Federico Mortani e ora insieme a don Giovanni Savini. È stato ordinato sacerdote nel 1944 nell’allora diocesi di Bertinoro. «E fra tre anni saranno 80 – fa presto i conti don Antonio – una lunga vita da prete. Cosa gli dovrò dire quando incontrerò il mio Signore?».
Della sua lunga vita da prete, oggi appena rallentata nel fisico ma lucidissima, don Antonio racconta delle tante persone incontrate nelle diverse esperienze accanto alla gente: «Prima a Paderno. Poi nell’anno santo 1950 mi affidarono la parrocchia di Civitella di Romagna che ho guidato per 16 anni. Nel frattempo si svolgeva il Concilio Vaticano II», ritorna con la mente alle tappe fondamentali del suo cammino. Mentre il mondo assisteva allo sbarco sulla Luna, don Antonio si sposta nella piccola parrocchia di Terzorio, nel territorio tra montagna e litorale tra Imperia e Sanremo. «Ma il cuore continuava a battere anche per la Chiesa ‘mamma’ dove sono nato e cresciuto, quel Bertinoro che nel frattempo si era unita alla Diocesi di Forlì – continua don Antonio – e così, con discrezione e un poco nel nascondimento come è stata tutta la mia vita, sono rientrato in Romagna, venendo ad abitare qui a San Carlo e servendo anche la Chiesa di Forlì. Qui sono stato ben accolto e coinvolto nelle attività della parrocchia. Fino a quando ho potuto, ho dato attività e preghiera. Ora posso solo pregare. E sono qui».
Gli occhi si fanno particolarmente luminosi al ricordo delle amate montagne, le Dolomiti, dalle Marittime fino a Bormio, Courmayeur, tutta la zona del Cadore e cima Sappada: lunghe escursioni in solitaria, trovando ospitalità presso canoniche di montagna o istituti religiosi. «Che emozione quando, alle sorgenti del Piave, mi feci il segno della croce con le sue acque».
Rivolto all’alto si fa lo sguardo e intensi i pensieri di gratitudine per la sua lunga vita: «Il mio grazie prima di tutto al Signore. Poi ai miei genitori e a quanti mi sono stati vicini anche in questo tempo. A chi mi ha accolto. A chi mi sopporta. Ora ho bisogno solo di serenità, di essere compreso. Sono contento di essere prete e di essere ancora prete. E dell’aiuto di chi mi ha voluto bene. Grazie per l’incoraggiamento di chi mi voleva migliore di quello che ero».
Un affetto, quello della comunità parrocchiale di San Carlo per don Antonio, che sarà rinnovato nella Messa di domenica 23 maggio alle 9 presieduta dallo stesso don Antonio. «Faremo festa insieme e renderemo grazie per il dono che don Antonio, con i suoi 100 anni, è ancora oggi per noi – sottolinea il parroco don Giovanni -. Ogni lunedì vengo a trovarlo e ci confessiamo a vicenda. È una presenza cara a tanti parrocchiani che lo conoscono e ogni pomeriggio sentono musica classica uscire dal balcone di casa sua. Don Antonio è dietro a quella finestra. E prega per tutti noi».
Parrocchia “per concorso”
Don Antonio è entrato in seminario a Bertinoro subito dopo le elementari. «Fin dal primo giorno vestivamo il cappello rotondo e la veste lunga fino ai piedi. Eravamo vestiti da preti fatti», sorride e ricorda. «Dopo il ginnasio, ho proseguito con lo studio di Teologia al Regionale di Bologna. Eravamo diaconi, ma l’ordinazione è stata rinviata di un anno a causa della guerra. In dieci anni di seminario ho maturato il pensiero che il prete è uomo che riceve da Dio la vocazione non per sé, ma per gli altri. Il prete è l’uomo per gli altri, per portare agli altri la preghiera e dei sacramenti». La prima parrocchia di Paderno, al confine della diocesi di Cesena, fu ‘vinta’ per concorso, come allora usava: “Eravamo in sei, c’era un brano da commentare. Fummo tutti promossi”.
(Sabrina Lucchi)