La Giaccardi alla Scuola di Dottrina sociale: “La famiglia è un’avventura”

“Senza la famiglia, non avremmo attraversato la pandemia”. Sgombra subito il campo Chiara Giaccardi, intervenuta ieri sera in collegamento online al terzo appuntamento alla Scuola diocesana di formazione sociale e politica organizzata dalla Commissione Gaudium et spes guidata da Marco Castagnoli.

“La realtà e le sfide della famiglia nell’epoca della pandemia”, questo il tema assegnato alla docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’università Cattolica di Milano, cui sono stati aggiunti anche gli effetti della guerra in atto tra Russia e Ucraina, per rimanere aderenti alla realtà nella quale siamo immersi.

Durante il lockdown, “le famiglie sono state capaci di reinventarsi – aggiunge la prof -. Si sono trasformate in mense, parchi-gioco, aule di scuole, ambienti di lavoro. Sono state innanzitutto luoghi di resilienza, dove si sono migliorate le relazioni. È vero, in alcuni casi sono esplose le relazioni, ma senza l’apporto delle famiglie, l’Italia non ce l’avrebbe fatta”.

Le crisi rappresentano sempre eventi di rottura, capaci di trasformarsi anche in opportunità. “La famiglia ha avuto una tenuta creativa, si è saputa reinventare”, prosegue. Poi chiarisce, con una sorta di provocazione: “La famiglia non è un ideale e nemmeno un valore. È un concreto vivente, piena di contraddizioni. Non è nemmeno una cellula sociale. Ciascuno è diverso. In essa si sperimentano le differenze che non sono diseguaglianze”. Poi chiarisce, a scanso si ogni equivoco: “È il luogo di cura delle fragilità, dove si sperimenta l’amore, termine troppo abusato, per il quale si rischiano la banalizzazione e la retorica”.

Ancora: “la famiglia non è il pilastro dell’ordine e della stabilità, come tante volte noi intendiamo, anche nella comunità cristiana. La famiglia è metastabile. Un laboratorio di gestione creativa delle incompatibilità, in continuo cambiamento, la cui storia inizia con il matrimonio e muta di continuo. Prima in due, poi con i figli piccoli, adolescenti, grandi, con i nipoti. È in continuo divenire”.

Parlare oggi di famiglia, riconosce la docente che è anche mamma di cinque figli più altri in affido, due nipoti, con una casa aperta da 16 anni all’accoglienza di immigrati, “significa riconoscere la sua vulnerabilità, il suo continuo fallimento. Un luogo anche paradossale, nel quale i fallimenti non sono tali da distruggerla, ma le consentono di continuo di rigenerarsi. È il luogo del senso, dove impariamo che veniamo da altri, del passaggio intergenerazionale. È un patrimonio dell’umanità, unica per la sua forma relazionale. I genitori e i fratelli che nessuno si sceglie, ci determinano”.

Nella famiglia si sperimenta il paradosso della libertà del vincolo. La cura, dei più piccoli, degli ammalati o degli anziani, è un dinamismo trasformativo, perché tutto ciò che è vivo richiede cura. Non è un sacrificio di sé, ma ci si perde per ritrovarsi. E questa, osservate bene, non è retorica, ma deriva dall’esperienza”.

La famiglia è sotto attacco? Come ci si chiede spesso nel mondo cattolico e allora ci si trincera in sua difesa con i family day o le manifestazioni in piazza. “La risposta – continua la Giaccardi – non sta nello stringere la famiglia con le bandiere nelle piazze, né nel difenderla organizzando i family day. Chi ama la famiglia come ideale astratto la distrugge. Quando affermiamo che la famiglia è un valore, a quale tipo di famiglia pensiamo? A quella formata da una coppia con un figlio, chiusi in un appartamento a guardare la televisione. Non è questo la famiglia. L’imprevisto è la sua norma. La famiglia è un’avventura che si corre in due e per farlo, senza soffocare, occorre avere confini aperti. La sicurezza della famiglia è la sua morte”.

Invece, osserva l’esperta e la testimone al tempo stesso, “dobbiamo essere audaci, perché la famiglia da sola non ce la fa. Si vive questa dimensione unica in maniera corale. Basta guardare cosa sta succedendo ora con l’emergenza Ucraina: le case si sono aperte. Si tratta di una mobilitazione commovente. È scattata una originale capacità di cura. Sì, perché prendersi cura rigenera i rapporti. La famiglia respira se i suoi confini sono aperti. Occorre lasciarsi provocare dalla realtà”, anche perché “l’avvenire è qualcosa che ci stupisce di continuo”.

Sul concetto di famiglia metastabile, nel dibattito con i presenti, la Giaccardi chiarisce che “finché siamo vivi non siamo stabili. Nella famiglia ogni equilibrio è temporaneo, perché si cambia di continuo. Un figlio che va a scuola, uno che lavora, che va a convivere, che si innamora…”.

E la stabilità ha due facce, mette in chiaro la relatrice: “la rigidità della forma cancella la vita, mentre la durata prevede il cambiamento continuo e fa parte della dinamica generativa”. E poi lasciarsi andare, anche nei rapporti tra noi: “Siamo sempre un po’ rattrappiti nelle relazioni, invece ci vorrebbe un po’ più di leggerezza”.

Poi l’amore, che “non può essere solo a due, ma a tre – precisa la Giaccardi -. L’amore per l’altro è una porta. L’amore è una forza che ci attraversa. Noi siamo fratelli tutti perché siamo figli. Altroché la retorica della fratellanza senza paternità…”.

Sulle famiglie allargate, le separazioni facili, il desiderio di rifarsi una vita nuova perché non si avverte più nulla per l’altro, la Giaccardi precisa che “tutti i bambini sono traumatizzati dalla separazione dei genitori. Crearsi un’altra vita è una grande menzogna come è fallace l’affermazione che si sente: se in quella situazione non ti senti più bene, cambia. È un punto di vista individuale, che non tiene conto di chi ci vive vicino. Facciamo, anche come chiesa, tanti corsi prematrimoniali e poi abbandoniamo le coppie. Ma il bello inizia dopo. Le persone hanno bisogno di senso, ma non possono trovarlo da sole. La vita è una rete di senso che va cercato e costruito. È la sfida che ci tiene vivi. Si vive davvero solo quando si trasmette qualcosa e si passa dal contenuto all’esperienza”.