Missione Leopoli/4. La guerra si tocca al cimitero dei caduti

Qua a Leopoli, tra poco, alle 24, scatterà il coprifuoco. Rimarrà in vigore, come accade ogni notte, fino alle 5. Perché è vero che la città vive come se la guerra non ci fosse, ma la guerra c’è e ha fatto sparire dal centro città, affollatissimo, gli anziani, come fa notare don Andry che oggi pomeriggio, assieme a don Michele ci ha condotto in alcuni luoghi simbolo della città. (Cfr pezzi a fianco sulla missione-viaggio iniziata ieri)

Dalle prime settimane dopo l’attacco russo del 26 febbraio 2022, a Leopoli molto è cambiato, raccontano i nostri accompagnatori. Nei primi giorni era tutto un fluire di persone che fuggivano dai bombardamenti sulla parte est del grande Paese. Ancora oggi resistono alcune zone in cui vengono ospitati i profughi in villaggi fatti di prefabbricati (foto) 

simili a quelli che in Italia si vedono in caso di terremoti. Poi col tempo, a tutto ci si abitua. Ed è successo anche qua, anche perché “la vita va avanti e deve andare avanti, per aiutare quanti sono in prima linea e al fronte”, come sostengono i nostri interlocutori ucraini.

Il pranzo nel grande seminario diocesano è in amicizia ed è essenziale. Il pasto è preparato con cura, anche la zuppa che anticipa ogni altro piatto. I 154 seminaristi animano la preghiera inziale e leggono qualche breve brano (foto).

Don Michele, il vicerettore, guida il gruppone che si siede a tavola diviso per anno accademico, dal primo al sesto di teologia. Il luogo è un’oasi di pace, sorto dopo il 1990. Dove prima c’era solo fango, su otto ettari di terreno ora si ergono il grande seminario che ci ospita, intitolato allo Spirito Santo e per questo a forma di colomba, e la facoltà teologica. Qua siamo ancora in piena Quaresima, perché il rito greco-cattolico prevede la Pasqua secondo il calendario giuliano che quest’anno celebra la Resurrezione di Cristo la prima domenica di maggio. 

L’università cattolica, con i suoi tremila studenti, è un gioiello per la città. È riconosciuta dal Vaticano e dalla Stato ucraino. Non solo per la teologia, ma anche per le materie tecnologiche e informatiche e la filosofia. Don Michele è anche capo dipartimento di teologia pastorale. L’ateneo è presente in città in tre sedi. Una è modernissima (foto qui sotto). La retta annua è di 3.000 euro. Per i seminaristi è di 600 euro, compreso vitto e alloggio. “Tanti non pagano – aggiunge il vicerettore – e sosteniamo noi tutte le spese. Altri studenti hanno le madri in giro per l’Europa a lavorare, magari a fare le badanti in Italia, per cercare di creare un futuro migliore per i loro figli”. 

Le aule collocate nel seminterrato fungono anche da bunker e hanno sacchi di sabbia alle finestre. Mentre passiamo c’è in corso una conferenza che ospita il dissidente del regime comunista Myroslav Marynovich. Ha sulla pelle diversi anni di esilio e di deportazione in Siberia, come lui stesso racconta da anni in diverse parti del mondo. (Foto qui sotto)

Anche nella chiesa dedicata a santa Sofia, non la santa abituale, ma qui intesa come sapienza divina, posta al centro del campus, i locali sono il piano terra vengono utilizzati come bunker

I vetri sono oscurati e vengono protetti con pesanti sacchi di sabbia (foto qui sopra). Sacchi che si vedono anche nel centro storico, alle finestre dei piani terra dei palazzi delle istituzioni pubbliche. Le chiese hanno le vetrate protette da eventuali spostamenti d’aria che potrebbero essere provocati da esplosioni e le statue in città sono in gran parte salvaguardate da reti protettive. La guerra c’è e si vede, anche se la gente affolla le strade e i locali per l’aperitivo serale.

La sofferenza per il conflitto, riferiscono i due preti greco-cattolici che ci fanno da guida, si vede anche negli ospedali militari. I feriti sono numerosi, arrivano di continuo e molti hanno perso uno o più arti. E poi si vede e si conosce anche per i racconti che arrivano dalle retrovie, dove i soldati si danno il cambio con quelli al fronte che sono pagati dai tre a i quattro mila euro al mese. Quando vanno in riposo per 10-15 giorni hanno gravi problemi psicologici, di gioco online e di abuso di sostanze. Una questione non da poco che richiederebbe più cappellani militari e più psicologi in servizio.

Accanto al grande cimitero monumentale, dove fino a prima della guerra c’era un vasto prato su cui i giovani d’estate andavano a prendere il sole, si estende un grande cimitero di guerra (foto in alto). 

L’ultimo morto è stato seppellito oggi. I primi sono dell’aprile 2022. Se ne contano un migliaio. Sono i caduti sul fronte legati in qualche modo a Leopoli. Ogni città e ogni paese ha il suo nuovo cimitero, dice don Andry. “La guerra è il fatto più brutto che possa mai capitare”, aggiunge.

Le tombe sono strapiene di rosari, fiori, ceri, lumini, fotografie, angioletti, madonne e croci: è tutto un fiorire di ricordi che portano familiari e amici.

Accanto alle tombe ci sono spesso delle panchine in legno. Si scorgono numerose donne, alcune vestite di nero. Alcune lucidano i ritratti, altre piangono. Altre ancora sono sostenute da un parente. Altre pregano, in silenzio, fra una lacrima e un ricordo inafferrabile (foto). 

L’angoscia ti prende appena ci si presenta sulla spianata che risale il terreno in lieve pendenza. Per capire bisogna vedere. Ci si aggira tra le tombe. Si leggono le date di nascita. Si scruta tra i ricordi personali. Si cerca di capire. Ci sono ventenni, ma anche sessantenni, magari ufficiali. Ci sono anche donne vittime di questa guerra nel cuore dell’Europa (foto qui sotto). Sono tanti, troppi, mentre cerchi di capire, di farti una ragione.

Un escavatore prepara altro terreno. Lo spiana. Lo rende adatto ad accogliere altre bare, dal fronte. Al solo pensarci ti pare di impazzire. Ti prende il magone. Non immagini che possa accadere, qui e adesso, in una città che vive come tutte le nostre città, in Italia. Invece questa è la realtà. È la crudeltà della guerra. Ti prende a morsi. Ti incide la carne, ti entra dentro.

Qui la guerra si tocca e ti strazia mente e cuore. Ti rimane solo la preghiera: l’eterno riposo, dona a loro, Signore…

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