Ieri sera la Messa per padre Guglielmo. Il vescovo Douglas nell’omelia: “Come il frate, debbo e voglio fissare la sguardo su Gesù”

Padre Guglielmo, venerabile. Ieri sera si è stata celebrata una Messa presieduta dal vescovo Douglas Regattieri. Al termine frate Carlo Calloni, postulatore generale dei Cappuccini ha dato lettura pubblica del Decreto del Dicastero delle cause dei santi, approvato da papa Francesco che riconosce le virtù eroiche del servo di Dio padre Guglielmo Gattiani. (cfr pezzo a fianco)

Il presule nell’omelia ha citato numerosi brani presi dal diario del frate candidato alla santità. “Debbo e voglio fissare la sguardo più in profondità – ha detto tra l’altro il vescovo – per scrutare il mistero che da 60 anni mi accompagna e mi avvolge”

Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’omelia pronunciata da monsignor Regattieri.

Elia – la prima lettura ci ha raccontato un quadretto della sua storia (Cfr 1 Re 17, 1-6) –  deve essere stato così: uomo forte e duro; lo immagino alto, magro per le penitenze, scafato in volto; la lunga barba bianca; dalla parola rara, ma tonante quando voleva dichiarare e difendere i diritti di Dio; uomo del silenzio, totalmente affidato a Dio, per proclamare la sua unicità, a confronto della pochezza e della inutilità dei tanti dei che i pagani, intorno a Israele, adoravano. Ricordiamo la sfida sul monte Carmelo con i profeti di Baal (Cfr 1Re 18, 20-40).

 

Tratti del profeta Elia che – credo – ritroviamo anche in Padre Guglielmo. Ne voglio sottolinearne due in particolare, facendo parlare il Venerabile: la povertà e la penitenza. Leggiamo dal suo Diario:

 

  1. “Io sono lo sterco degli uomini”

“Povertà dei singoli, negli edifici, nell’Ordine …”Esercitare la povertà per soccorrere le miserie immense del mondo”. Ecco la Magna Charta consegnata dal Papa … Ognuno l’applicherà, l’interpreterà come vuole, meglio che potrà. A me piacerebbe applicarla alla lettera, nella maniera più eroica … come san Francesco. Anzi, come Gesù … La più disperata povertà. Mai denaro! … Per una carità universale. Praticare e travolgere il mondo in questa pratica. Questo mi cantavo in cuore, andavo pensando da tempo … Ed ecco questa meraviglia: Il Papa vuole proprio questo!!! Madre mia, io sono il più miserabile della terra, lo sterco degli uomini, che cosa potrò fare io? Cuore eucaristico di Gesù confido in Voi. Imparare a memoria il testo, e incoraggiamento irresistibile”.

Ancora sulla povertà, dal Diario: “Alla santa Messa detta all’altare del gruppo rinnovato della Pietà (così bello, commovente). Ore 11. Durante la santa Messa, nel Canone, mi è come echeggiata nell’anima un’espressione che rivolgevo al san Padre Paolo VI: “Santità, chiedo la grazia di rivivere l’ideale del mio Serafico Padre, del Vangelo alla lettera. Chiedo di poterlo fare appartato, in perfetta libertà e in perfetta sottomissione ai miei Superiori! “… Vado sognando sul poggetto del ponte radio, qua di fronte, un ‘ luoghetto ‘ (Celincordia) con un guscio di chiesina e un gusciolino di adiacenza per me e per due o tre confratelli … per aiutare tutti i poveri … per convertire tutti i ricchi con una povertà eroica e una carità divina”.

 

  1. L’abc della vita spirituale: la mortificazione

“È la festa del mio Serafico Padre. Voglio che sia il giorno più bello della mia vita: Amare … con tutti i Santi ma specialmente col cuore del mio Ser. Padre … Amare Gesù e tutte le anime quante incontrerò: Gesù e Maria … Operare, sentire … come il mio Padre, oggi, sempre con lui, in lui. Per Gesù, Maria e tutte le anime … Deo gratias! Questa mattina, il primo pensiero: l’abc, il primo gradino della vita spirituale è costituito dalla mortificazione della gola … Finora non ho fatto niente in merito … mentre avrei bisogno immenso di essere generosissimo nel castigare questo corpo di peccato. Mi pare di non essere capace di mortificarmi alla maniera dei Santi…, io sono troppo piccolo. Però voglio imparare a far qualcosa ogni giorno”.

 

  1. “Con Cristo e come Cristo”

Aggiungo una pagina del Diario nella quale ritroviamo i punti fondamentali della sua spiritualità: la scrisse a ricordo del suo 60° di sacerdozio; siamo a un anno dalla sua morte avvenuta l’anno 1999.

 

“O Gesù Crocifisso, Tu sei tutto per ognuno!

Infinitamente misericordioso, accogliesti ai tuoi piedi la mia nullità di bambino e neosacerdote. Ricordando, contemplo e ringrazio commosso per l’infinita tenerezza verso una totale indegnità. Dopo sei mesi di accorata preghiera in Terra Santa, con don Giuseppe Dossetti a Gerico, e con i Fatebenefratelli a Nazaret, il 16 ottobre 1980, mi hai invitato ed accolto ai Tuoi piedi con la Mamma Addolorata, per essere totalmente tuo e di ogni fratello. Mio Dio, diciotto anni nullificati! … Perciò non celebrazione, ma sparizione! … Implorando grande misericordia e vera conversione! Hai garantito: “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a Me”. Tu hai tutto compiuto. Ma è rimasto il tuo grido angoscioso, ancora inascoltato, dopo duemila anni: “Ho sete!”.

La massa dei redenti, i più, T’ignora! La massa dei credenti, i più, non Ti ama! “Quae utilitas in sanguine meo?”. A che pro ho versato il mio sangue per tutti e per ognuno? Mio Dio, che mistero profondo la Tua divina Provvidenza! Nella Pasqua, nella Risurrezione, in pochi giorni e repentinamente, hai rapito in Cielo i miei tre (Mamma Chiara, padre Natale e frate Lino) della Povertà integrale per la carità universale, secondo san Francesco! “Avevamo fatto insieme, solennemente, la nostra Professione:

“Totale e incessante dedizione per ogni fratello che fu, è e sarà … Tutto per ognuno e in ognuno per tutti!”. “Vivere il Precetto del Signore, divorati dall’amore di Dio e del prossimo … Amando tutti e ognuno con il Cuore di Gesù!”. Voi, ora, consumate eternamente l’Ideale nell’Amore Increato, con la Mamma Celeste, con S. Francesco, con tutti gli Angeli e i Santi. Che anch’io, da ora incominci ad imitarvi veramente! … Per la gloria del Padre, secondo l’opera del Divin Figlio, nell’Amore infinito dello Spirito Santo. Amen! Alleluja!

Il “Sacerdote”, il Sacerdozio è soprattutto la “santa Messa, il Sacrificio del Calvario reso presente, sacramentalmente, sui nostri altari, ripresentato e attualizzato in ogni Eucarestia”.

Debbo e voglio: “Fissare lo sguardo più in profondità, quasi per scrutare il mistero che da 60 anni mi accompagna e mi avvolge”. Il Sacerdote dona a Cristo la sua umanità, perché Egli se ne possa servire come strumento di salvezza. Ascoltando la parola “Seguimi!”, rinuncia a tutto per Cristo: così la sua personalità si realizza nella maniera più piena, perché non c’è nulla di più grande del poter ripresentare ogni giorno, ‘In persona Cristi’, il Sacrificio redentivo, lo stesso che Cristo consumò sulla Croce.

Nella Messa, il Figlio consustanziale al Padre, offre a Lui nel Sacrificio sé stesso per l’umanità e per l’intera Creazione: profondo mistero di giustizia della creatura verso il Creatore, atto perfetto di ringraziamento e di lode.

Si radica in questo mistero anche il sacerdozio comune di tutti i battezzati, testimoni di Cristo Crocifisso e Risorto, e la realtà di ogni uomo, perché fratello di Cristo fatto uomo. Alla transustanziazione, il Sacerdote pronuncia le parole solenni: “Mistero della fede”. È il dono infinito offerto da Gesù per il Sacerdote e, dal Sacerdote, per tutti i credenti e per tutti i redenti. È il dono, la motivazione più profonda della vocazione sacerdotale; dono sempre più grande, compito sempre più grande, per Cristo, con Cristo e in Cristo Sacerdote e Vittima, in virtù dello Spirito Santo, a gloria del Padre per la redenzione del mondo, di tutte le anime.

Con Cristo e come Cristo, il Sacerdote deve essere vittima d’amore. Così padre Pio: “Sono divorato dall’amore di Dio e del prossimo. Padre mio, da parecchio tempo sento in me il bisogno di offrirmi al Signore, vittima per i poveri peccatori, per il riscatto dell’umanità redenta e peccatrice” (22 maggio 1998, 60° ordinazione sacerdotale).

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A seguire la fotogallery di Sandra e Urbano 

Messa per padre Guglielmo | Flickr

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