Il vescovo Douglas per la solennità di san Giovanni Battista: “L’invito di Gesù a essere misericordiosi è attuabile”

In un duomo gremito di fedeli e davanti a numerose autorità civili e militari, si sta celebrando la Messa solenne per la festa del patrono della città di Cesena, san Giovanni Battista, cui è intitolata la Cattedrale.

Nell’omelia il vescovo, monsignor Douglas Regattieri, fa un parallelismo tra il santo patrono e il papa cesenate Pio VII Chiaramonti di cui si ricordano i 200 anni dalla morte. Nell’udienza concessa a Roma il 20 aprile scorso da papa Francesco, il Pontefice ha messo in evidenza tre parole che tratteggiano la figura di Pio VII: la comunione, la testimonianza e la misericordia. Nell’omelia il presule ha preso in considerazione la misericordia. “L’invito di Gesù a essere misericordiosi è attuabile”, dice il vescovo, parlando della “nostra misericordia”.

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Di seguito la fotogallery della celebrazione a cura di Pier Giorgio Marini.

httpss://www.flickr.com/photos/corrierecesenate/albums/72177720318245642/

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Di seguito il testo integrale dell’omelia. 

La celebrazione di san Giovanni si inserisce nell’anno chiaramontiano che stiamo vivendo ricordando il 2° centenario della morte del papa cesenate. C’è un rapporto tra san Giovanni Battista e papa Pio VII? Rispondiamo di sì. Nell’udienza che ci ha consesso lo scorso 20 aprile, papa Francesco ha sottolineato tre parole che ben raffigurano la singolare personalità del papa Pio VII: la comunione, la testimonianza e la misericordia. È proprio sul tema della misericordia che voglio concentrare la mia riflessione; in essa vedo una profonda sintonia tra questi due personaggi; il Battista e Pio VII.

  1. 1.    La misericordia di Pio VII

Non è difficile dimostrare che Pio VII ha testimoniato la misericordia di Dio incarnandola nel suo ministero pontificale. Riascoltiamo in particolare le parole del papa Francesco: “Nonostante i pesanti ostacoli posti alla sua opera dalle vicende napoleoniche, Papa Pio VII concretizzò la sua attenzione per i bisognosi distinguendosi per alcune riforme e iniziative sociali di ampia portata, innovative nel suo tempo, come la revisione dei rapporti di “vassallaggio”, con conseguente emancipazione dei contadini poveri, l’abolizione di molti privilegi nobiliari, delle “angherie”, delle regalie, dell’uso della tortura (cfr Pio VII, Motu proprio Quando per ammirabile disposizione, 6 luglio 1816) e l’istituzione di una cattedra di chirurgia presso l’Università La Sapienza per il miglioramento dell’assistenza medica e l’incremento della ricerca” (Papa Francesco,  Discorso alle Diocesi si Cesena-Sarsina, Tivoli, Imola e Savona-Noli, 20 aprile 2024).

     Ma più di tutto mi piace ricordare, a proposito della miserciordia, un suo gesto che esprime davvero un cuore grande e un animo evangelico colmo di misericordia per tutti.  Dopo l’esilio di Napoleone, la madre Maria Letizia Ramolino dovette lasciare la Francia e si recò a Roma e bussò alla porta di Pio VII, che l’accolse con onore e le assegnò un palazzo nei pressi di piazza Venezia. In una lettera del 27 maggio 1818 al Segretario di Stato, cardinale Ercole Consalvi, la madre di Napoleone scrisse: «La sola consolazione che mi sia concessa è quella di sapere che il Santissimo Padre dimentica il passato per ricordare solo l’affetto che dimostra per tutti i miei. Noi non troviamo appoggio e asilo se non nel governo pontificio, e la nostra riconoscenza è grande come il beneficio che riceviamo».

 

  1. 2.   La misericordia del Battista

 

     Anche nella vita e nell’insegnamento di Giovanni Battista ritroviamo i tratti della misericordia divina. Egli – dice il vangelo – “predicava nel deserto della Giudea dicendo: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino! Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: / Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri! (Mt 3, 1-3).

Il Battista invitava in particolare i farisei e i sadducei alla conversione: “Fate dunque un frutto degno della conversione” (Mt 3, 8). Ma è nel cantico di Zaccaria che tocchiamo con mano come la vicenda di Giovanni sia stata segnata dalla misericordia divina.  Il vecchio Zaccaria benedice Dio per la sua visita al popolo concedendo un “Salvatore potente” (Lc 1, 69) e dimostrando così la sua “tenerezza e misericordia” (Lc 1, 78) e al tempo stesso la fedeltà alle promesse fatte agli antichi padri (Cfr Lc 1, 72). E la nascita prodigiosa di Giovanni, l’abbiamo ascoltata nella pagina evangelica, è cantata come preparazione e annuncio della sua imminente realizzazione: E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo / perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, / per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza / nella remissione dei suoi peccati” (Lc 1, 76-77), cioè nella misericordia di Dio.

  1. 3.   La nostra misericordia

     Insomma, la misericordia divina tutto avvolge e il Battista e Pio VII ne sono uno strumento docile e umile. Giovanni Battista e Pio VII stanno davanti a noi come esempi di uomini misericordiosi. Sono una dimostrazione che l’invito del Maestro, a essere misericordiosi (Cfr Mt 5, 7; 6, 12; Lc 6, 36;) è attuabile. In un tempo in cui esplodono da più parti conflitti tra i popoli si può parlare ancora di misericordia e di perdono? Mi sembra di udire il ragionamento dell’uomo della strada che al massimo accetta che la misericordia regoli i rapporti tra i singoli, ma non certo tra le nazioni. Siamo abituati, infatti, a considerare il termine misericordia come sentimento del tutto individuale e privato che entra in gioco solo nel rapporto dell’uomo con Dio o, al massimo, con i propri simili. Il termine misericordia, composto da due parole: misereor (mi impietosisco) e corde (nel cuore), per un cristiano è atteggiamento di colui che, di fronte allo sbaglio e perfino all’offesa dell’altro, non reagisce immediatamente con un giudizio di condanna e con la volontà di annientare il nemico, ma si sforza di mettersi nei suoi panni, di valutare le sue ragioni e cerca una trattativa per giungere alla pace. Questo è il senso dell’invito biblico: porgi l’altra guancia (Cfr Mt 5, 38). Ma, osserva acutamente un teologo cardinale di santa Romana Chiesa, “Proviamo a immaginare cosa succederebbe se ci si sforzasse di trasferire nella pratica politica il grande “valore” della misericordia. Limitandoci a uno dei conflitti più dolorosi in atto nel mondo – l’autore scriveva quando non era ancora scoppiata la guerra russo-ucraina – cosa succederebbe se israeliani e palestinesi, anziché pensare solo ai torti subiti cominciassero a pensare anche alle sofferenze causate dal conflitto, cominciassero a pensare all’esasperazione in cui sono spesso ridotti. La ricetta opposta a quella della misericordia, cioè “occhio per occhio, dente per dente” anche nel campo politico e militare ha mostrato di non risolvere niente e di provocare soltanto ulteriore violenza” (R. Cantalamessa, Da l’Osservatore Romano 30 marzo 2008). Continua questo Autore: “Quello che si dice dei rapporti internazionali, vale anche nei rapporti tra parti sociali, schieramenti e partiti all’interno di una nazione. L’opposto della misericordia è la tendenza, purtroppo diffusa, a demonizzare, a ridicolizzare l’avversario, a respingere le sue ragioni prima ancora di averle valutate. È un atteggiamento profondamente antipolitico, oltre che antireligioso, se politica è fare l’interesse della città (R. Cantalamessa, Da l’Osservatore Romano 30 marzo 2008). Misericordia anche nelle relazioni internazionali: è possibile. Ma niente di più rivoluzionario. Il problema è che per i “capi” delle nazioni – e dietro a loro, purtroppo anche per tanti cittadini –  ciò che conta è la ragion di Stato. E così la difesa dei confini nazionali vale più della vita di tanti uomini, tante donne, tanti anziani e tanti bambini innocenti. Si stimano circa 100 mila morti tra i soldati russi e quelli ucraini. Più di 500 i bambini ucraini uccisi. Più di 37.000 palestinesi e oltre 1200 israeliani morti il 7 ottobre. Sono numeri agghiaccianti che non possono far dormire sonni tranquilli a tutti noi, ma soprattutto a chi ha responsabilità politiche sui popoli. Signore Gesù, re della pace, abbi misericordia di noi.

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