Diocesi
Riccardi ieri sera a Cesena: “Abbiamo un destino comune. Non esistono angoli protetti. Siamo chiamati a diventare artigiani della fraternità e della pace”
“C’è bisogno di un nido per spiccare il volo per un sogno più grande. Bisogna ravvivare il senso di appartenenza anche alle piccole comunità. Ognuno può cambiare il mondo se comincia da sé”. È condensato in queste frasi finali il senso dell’intervento che Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha tenuto ieri sera in Cattedrale, a Cesena, per presentare l’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti.
Si è trattato del primo evento diocesano in presenza dopo un anno e mezzo di pandemia. Tante le incognite sull’adesione alla proposta che ha visto la partecipazione di almeno 200 persone, nel rispetto delle normative anti-Covid. Tra i presenti anche il sindaco di Sarsina, Enrico Cangini, e gli assessori Camillo Acerbi e Carmelina Labruzzo del Comune di Cesena.
Nella sua introduzione, Riccardi ha ricordato che “la pandemia ha cambiato tutto, anche la Chiesa, e ha evidenziato le nostre fragilità. L’enciclica guarda al futuro, è rivolta al domani. La Chiesa oggi sembra meno credibile e meno rilevante. Anche papa Francesco, pur accolto con molta attesa, oggi è molto meno popolare. Ecco perché abbiamo bisogno di definire il cristianesimo in funzione della lotta. Una lotta nel mondo, per il mondo e a servizio del mondo. Ma non una lotta contro un nemico. Gli scontri frontali spesso fanno sentire vivi, anche perché il declino non è solo della Chiesa. Pensiamo per esempio alla denatalità. Ma ciò non ci deve e non ci può consolare”.
Noi come cristiani portiamo un tesoro in vasi di creta. “Nel 2015 a Firenze, al convegno della Chiesa italiana, papa Francesco ha ricordato a tutti di riprendere in mano l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, un documento dove le parole hanno una forza incredibile. Purtroppo, a volte, per le troppe parole e i troppi documenti, molta di questa forza si perde, diventa relativa. Il Papa veniva da una città globale, immensa e l’Evangelii gaudium era il suo manifesto”.
Una rivoluzione. “L’abbiamo vissuta – ha ricordato il docente -. Ora vale l’io più del noi del ’68. È stata una rivoluzione globale. E con la pandemia ci siamo scoperti nell’avventura dell’era globale. Abbiamo compreso che non ci si può più ritagliare un angolo protetto. C”è un destino comune che ci appartiene. Abbiamo visto tanti darsi da fare, con una ricerca di bene e di senso. Oggi la grande questione è data dalla realtà di uomini e donne spaesati in un mondo globale. In questa realtà così complessa e difficile è arrivata l’enciclica Fratelli tutti“.
La sera del 27 marzo 2020. “In quella preghiera solitaria di papa Francesco in piazza san Pietro c’era già tutto – ha ricordato il professore -. Francesco ci ha ricordato che abbiamo pensato di poter proseguire imperterriti come sani in un mondo malato. Allora ha fatto una proposta radicale: creare la fraternità per arrivare alla pace. Il cristianesimo non è un passato da conservare, ma un seme per il futuro. Si sono spenti i grandi valori ideali dell’umanità: giustizia, pace, democrazia, le grandi idee unitive, come le chiamava Giorgio La Pira. Il Papa ci dice: dobbiamo reagire con un nuovo sogno di amicizia sociale”.
È un’illusione? “Domina un’indifferenza – ha aggiunto Riccardi – che crede che siamo onnipotenti. Invece siamo tutti sulla stessa barca. Quello del Papa è il sogno di un tempo nuovo. Il sogno di tanti che sono senza senso e senza amore. Abbiamo compreso che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Guardate la pandemia: ci ha fatto capire che abbiamo un’unità di destino. Oggi non si può ripartire con i modelli pre Covid. Spesso manchiamo di audacia soffocati dalle piccole urgenze quotidiane”.
La parabola del Buon Samaritano. “Il Papa l’ha indicata come centrale nella Fratelli tutti – ha precisato Riccardi -. La parabola ci spiega come uscire da se stessi. Ci indica chi sono gli altri. Sono i vicini, ma sono anche i lontani. In questo mondo, locale e globale abitano insieme. I migranti ci fanno toccare con mano la dimensione globale. Il locale ci fa camminare con i piedi per terra. Da tutti, è certo, si può imparare qualcosa. L’enciclica brilla come un movimento capace di unire attorno alla fraternità e chiede una conversione personale: diventare artigiani della fraternità e della pace”.
Un vento che tutti possono soffiare. Questo dice la Fratelli tutti, ed “essere qui a parlarne – ha messo in evidenza Riccardi – è già un buon segno. Un processo che parte dalla periferia”. Poi ha messo in guardia da due pericoli: quello del mercato che da solo salverebbe tutto. E quello del populismo”, dell’odio verso il nemico. Ma il futuro, ha aggiunto, “non è abdicare alla propria responsabilità. Oggi ci sono troppi odi, troppa indifferenza, troppa crudeltà. Invece con la fraternità rinasce un popolo. Abbiamo bisogno di ridare vita alle comunità”.
Solidarietà. L’enciclica ci richiama “a farci carico dei bisogni degli altri – ha proseguito il professore -. La solidarietà genera comunità fra coloro che vi operano. Mettono movimento. Per dare ospitalità ai rifugiati, lo sperimentiamo ogni giorno con la Comunità di Sant’Egidio, interi paesi si sono ritrovati fratelli. Quest’opera paziente rigenera il tessuto umano. La guerra, al contrario è una minaccia costante ed è illusorio pensare di poter isolare un conflitto. Ogni guerra lascia il mondo peggiore rispetto a come l’ha trovato ed è madre di tutte le povertà. Invece, la fraternità non è miope: tutto il mondo ci riguarda”.
L’artigianato della pace. È la conclusione di Riccardi. “È compito di tutti – aggiunge -. La preghiera per la pace cambia la storia e custodisce il mondo. Dopo la pandemia ci vuole un grande sogno di fraternità e pace che si rivolga a tutti. La Fratelli tutti è la guida da portare avanti da chi vuole un mondo migliore”.