In Venezuela “la speranza della risurrezione”

È rientrato nei giorni scorsi in Italia don Giorgio Bissoni, missionario diocesano fidei donum, che opera con don Derno Giorgetti in Venezuela, nella diocesi di Carupano. Lo abbiamo incontrato a Longiano, suo paese natale, dove si fermerà per qualche settimana. A Carupano e in tutto il Venezuela continuano i lunghi episodi di blackout. “La poca luce del cero pasquale e le fiammelle dei nuovi battezzati – fa sapere il sacerdote – sono riuscite a illuminare la notte della Pasqua. La luce, in modo significativo, è tornata al momento dell’Alleluia nella Veglia pasquale”.

“La speranza della risurrezione non muore – commenta don Giorgio, riferendosi alla situazione venezuelana -. Da parte di molti c’è la volontà di cambiare governo nel modo meno doloroso possibile. Il cambio sembra sicuro. L’incertezza riguarda le tempistiche, che sembravano più veloci”.  Il sacerdote delinea i passaggi politici necessari: “fine dell’usurpazione di Maduro, governo provvisorio ed elezioni libere”. L’incognita principale riguarda la resistenza dell’esercito, “indottrinato dai cubani e con il comando totalmente pro sistema, anche se la base non è allineata”.

“La Chiesa venezuelana – ricorda il missionario – si è schierata a favore del cambio, dichiarando illegittimo il governo Maduro, anche se forse in maniera tardiva. Nella diocesi di Carupano il vescovo Jaime Villarroel Rodríguez, che nei prossimi giorni sarà a Cesena, e noi sacerdoti siamo in prima linea per unire il popolo”.

Per don Giorgio è “significativo” l’appoggio di molte Nazioni al leader dell’opposizione Juan Guaidó. “La gente ha perso la paura di manifestare. Anche a Carupano i sostenitori di Guaidó scendono in strada a migliaia (vedi foto con don Giorgio Bissoni). La maggioranza delle persone in Venezuela vuole il cambiamento”.

La situazione è gravissima – dice il sacerdote -. I farmaci scarseggiano. Il tasso di inflazione è incredibile. La paga mensile di un operaio è di 5 dollari, quando un chilo di farina costa 3 dollari e un chilo di pollo un dollaro”. La Chiesa è vicina ai tanti poveri. Nella diocesi di Carupano è attiva una sorta di farmacia, dove la gente fa la coda per accedervi. Nelle parrocchie vengono promosse “giornate mediche” con controlli sanitari, in collaborazione con università e imprese locali. Non manca l’assistenza alla comunità indigena. La mensa della Casa della Carità “Santa Ana” offre la colazione a una cinquantina di bambini prima di andare a scuola, un “pacchetto alimentare” a un centinaio di famiglie e un pasto al giorno, dal lunedì al sabato, a un centinaio di persone. “Nella diocesi di Carupano – fa sapere il missionario – sta per partire una scuola per la produzione artigianale del cacao. I prezzi di frutta e verdura non sono accessibili al popolo. La gente deve imparare a produrre in proprio”.

Il sacerdote avverte: “In Venezuela gli aiuti sono necessari, meglio se economici. Gli aiuti umanitari degli Stati Uniti non sono ancora arrivati a destinazione. La Croce rossa si è resa disponibile per sbloccarli, ma il sistema ha tutta l’intenzione di appropriarsene e di maneggiarli. Meglio acquistare viveri e medicinali in loco, per evitare il passaggio dalle dogane”. Utili per il missionario anche “presenze laicali con una visione di rinnovamento nell’impegno sociale della Chiesa” e il supporto di persone “con competenze in campo economico”.

Data la situazione, “la Chiesa – riferisce don Giorgio – è molto impegnata nell’assistenza ai poveri. Questo può assorbire troppe forze e lasciare in secondo ordine l’aspetto formativo”. Per il missionario “si sta profilando un’occasione di rinnovamento” con la necessità di “formare un popolo tradizionalmente passivo a partecipare alla vita sociale”. “È positivo il fatto che la Chiesa venezuelana abbia diffuso in maniera capillare il Compendio della dottrina sociale della Chiesa e che questo sia stato messo al centro dei programmi pastorali delle diocesi”. Don Giorgio è sicuro che occorra una maggiore “partecipazione attiva nella vita sociale” da parte dei cattolici e soprattutto un maggior impegno della Chiesa locale “a livello giovanile”. Per il sacerdote “i vent’anni di regime, prima di Chavez e poi di Maduro, hanno ammansito lo spirito rinnovatore dei giovani”.

Da don Giorgio un accorato invito a “pregare perché il tempo di Pasqua aiuti il popolo a unirsi e a sanare le divisioni causate dal chavismo”, un sistema, “basato sull’imbroglio”, che “ha tradito le speranze di tanti”.