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Intervento militare in Zimbabwe: “popolazione confusa e preoccupata”
Una grande parte della popolazione dello Zimbabwe “è confusa e preoccupata”. “I cambiamenti sono stati rapidi negli ultimi giorni, ma il vero deterioramento è stato visibile a tutti da molto tempo”. È così che inizia il “messaggio pastorale delle Chiese”, fra cui la Conferenza episcopale cattolica, “sulla situazione attuale” in Zimbabwe, pubblicato nel pomeriggio di ieri.
“Vediamo la situazione attuale non solo come crisi in cui siamo disperati”, ma come “opportunità per la nascita di una nuova nazione. Il nostro Dio ha creato tutto dal caos”, scrivono i leader delle Chiese, “ma bisogna dare un nome ai problemi”, perché “ciò ci darà il senso del dove dobbiamo andare come nazione”. Tra le “malattie più profonde” del Paese elencate c’è la “perdita di fiducia nella legittimità dei processi e delle istituzioni nazionali”, una non corretta “separazione tra i tre poteri dello Stato” e la mancanza di una “chiara distinzione tra il partito di maggioranza e il governo”. E ancora il “relegare la povertà” alle opere di carità, “senza un autentico impegno politico per affrontarne le cause”.
Si sente che “le ruote della democrazia sono bloccate nel fango della politica personalizzata in cui i cittadini svolgono un ruolo insignificante”. La responsabilità non è solo nel partito di maggioranza e nel governo, ma anche nella “connivenza dei diversi poteri statali e della complicità della Chiesa e della società civile”. “La Chiesa”, da parte sua, ha “perso la sua spinta profetica, guidata dal culto della personalità e da approcci superstiziosi alle sfide socioeconomiche e politiche”.
“Un invito alla nazione ad un momento di preghiera di pentimento, profonda riflessione e discernimento” è quello che i leader delle Chiese dello Zimbabwe rivolgono oggi ai cittadini nel “Messaggio pastorale delle Chiese sulla situazione attuale”. “Dobbiamo trovare un significato a questa situazione e individuare collettivamente e individualmente la direzione futura” per la nazione. L’invito è alla pace e alla calma, in un momento in cui circola anche tanta “disinformazione che genera paura”.
Alle forze di difesa dello Zimbabwe che “stanno gestendo la situazione”, si ricorda che “è loro la responsabilità di garantire che la dignità e i diritti umani siano rispettati”, senza “consentire illegalità e l’applicazione vendicativa e selettiva della legge”. “Le forze di difesa dello Zimbabwe hanno sottolineato che il loro non è un colpo di stato militare, ma uno sforzo per gestire la situazione attuale”, si legge nel Messaggio che chiede “la formalizzazione di un governo transitorio di unità nazionale che sovrintenda alla transizione e porti a un’elezione libera e giusta”.
I leader religiosi chiedono anche “un tavolo di dialogo” per affrontare una “situazione che non può essere risolta da qualcosa che non sia il dialogo”: una Piattaforma nazionale di prospettiva che raccolga “le aspirazioni di tutti i settori della società”, come “spazio inclusivo” per consentire a tutti di “contribuire” al cammino democratico “verso lo Zimbabwe che vogliamo”. “Senza la riconciliazione e l’inizio di un processo di riflessione nazionale sul futuro, siamo tutti condannati”.