Venezuela: i vescovi, “posticipare le elezioni a fine anno”

Le elezioni presidenziali previste in Venezuela il 20 maggio prossimo “non sono la soluzione” alla grave crisi umanitaria e politica che affligge il Paese, con il popolo affamato e afflitto da mille problemi. I vescovi del Venezuela chiedono dunque di posticiparle “all’ultimo trimestre dell’anno”, altrimenti si rischia di “aggravare” ancora di più la situazione nel Paese e “condurlo verso una catastrofe umanitaria senza precedenti”. È la presa di posizione in una nota sulla “crisi politica e umanitaria” diffusa oggi (23 aprile).

Inflazione alle stelle, popolazione sempre più povera. Dopo l’Esortazione pastorale del gennaio scorso, nella quale la Conferenza episcopale del Venezuela invitava il governo di Nicolas Maduro ad ascoltare il grido del popolo, ci si accorge oggi che le  “sciagure” che affliggono il popolo si sono aggravate: “L’iperinflazione ha accresciuto l’impoverimento generale della popolazione”, c’è una “carenza generalizzata di servizi pubblici, di luce elettrica, acqua, gas” che “in tutto il Paese rende più difficile la vita”. “Tutto ciò – osservano – tra la sorprendente indifferenza dei responsabili governativi che dovrebbero risolvere i problemi in questi settori”. Nel Paese – denunciano – si diffonde sempre “più fame e disoccupazione”, aumentano “epidemie e infermità tra i più vulnerabili, con l’aggravante della carenza di medicine per le cure”. Di conseguenza sono in corso innumerevoli “proteste in tutto il Paese, nonostante siano silenziate dai mezzi di comunicazione”. Anche l’emigrazione “assume ogni giorno proporzioni maggiori e colpisce tutti i livelli sociali”, in “condizioni sempre più precarie”, e si iniziano a contare i primi morti tra gli emigranti che varcano il confine soprattutto verso la Colombia e il Brasile, “seminando ancora più dolore nelle famiglie”.

Elezioni del 20 maggio, “non ci sono garanzie di trasparenza e libertà”. I vescovi ringraziano i Paesi limitrofi che hanno accolto e aiutato i venezuelani attraverso le organizzazioni umanitarie, “le istituzioni ecclesiali che lavorano con i migranti, la Caritas”. “Di fronte a problemi umani di tale ampiezza – affermano – si delegittima la realizzazione delle elezioni presidenziali, convocate il prossimo 20 maggio”. “Così come sono concepite, senza le sufficienti garanzie necessarie ad ogni processo elettorale libero, fiducioso, trasparente”, sottolineano, “non risolvono la crisi che vive il Paese” ma “possono aggravarla e condurre ad una catastrofe umanitaria senza precedenti. Perciò è urgente posticiparle all’ultimo trimestre dell’anno”. I vescovi rivolgono l’ennesimo appello ai “governanti e responsabili della nazione” perché prendano coscienza “delle responsabilità di tutte queste sciagure, ascoltino il popolo” e si impegnino, “con l’aiuto e la collaborazione delle imprese private, compresi i Paesi fratelli”, a “controllare l’iperinflazione, facilitare la ricerca di soluzioni politiche” a queste “disgrazie, prima che raggiungano proporzioni incontrollabili e dimensioni dolorose in termini di distruzione e morte”. I vescovi ricordano a tutti i venezuelani che “in questo momento è in gioco non soltanto la realizzazione di un comizio in più” o “il peggioramento temporaneo della qualità di vita di un popolo, ma la sua stessa esistenza come nazione, libera, fraterna e democratica”. “Con la forza della fede – concludono – e l’appoggio della speranza, è possibile assumere coraggiosi e decisi atteggiamenti di solidarietà e dare un corso diverso a questa storia di morte”.

Il portavoce: “Non risolvono i problemi del Venezuela”.  “Pensare alle elezioni ora non ha alcun senso e non risolve i problemi del Venezuela”, commenta al Sir padre Pedro Pablo Aguilar, direttore del Dipartimento dei mezzi di comunicazione della Conferenza episcopale del Venezuela. Perché “la situazione peggiora di giorno in giorno, ci sono troppi problemi nel Paese: le famiglie emigrano, i bambini o gli anziani rimasti soli, non si trovano medicine, non c’è cibo”. Perciò i vescovi rivolgono un appello al governo “perché ascolti il popolo che vive questa situazione difficile”. “Non sappiamo se il governo ci ascolta – precisa padre Aguilar -. Però dobbiamo parlare sempre, e alzare la voce per denunciare le cose che non vanno e tutte le ingiustizie.

In questo momento non ci sono le garanzie perché le elezioni siano veramente democratiche, perché il Consiglio nazionale elettorale è organo parziale a favore del governo, e questo non va bene”. Posticipando le elezioni, spiega il portavoce della Conferenza episcopale venezuelana, si avrebbe il tempo di permettere “ai candidati alla presidenza, che in questo momento non possono partecipare, di presentarsi” e di “risolvere la crisi umanitaria data dalla mancanza di cibo, medicine, energia elettrica”, e l’iperinflazione che “aumenta ogni due giorni”.

“Abbiamo bisogno di una nazione libera, democratica, che possa riporre fiducia in ciascuna delle istituzioni. Perciò i vescovi chiedono al governo venezuelano di posticiparle verso la fine dell’anno”.