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La consigliera ucraina Oksana Derkach in visita a Cesena: “Stiamo gettando le basi per la ricostruzione del nostro Paese”
Un viaggio in Italia per gettare le basi per la ricostruzione. È quello compiuto in questi giorni da Oksana Derkach, vicepresidente della Camera delle autorità locali del Consiglio d’Europa, invitata a Cesena dalla collega di impegno europeo, la consigliera regionale Lia Montalti. La Derkach, arrivata da sola in auto lungo l’itinerario Ucraina-Strasburgo-Romagna, è impegnata anche nell’amministrazione della città in cui vive, Poltava, in Ucraina, a 130 chilometri dal confine russo.
Questa mattina, nel suo tour cesenate, ha fatto tappa nella nostra redazione.
Vicepresidente Derkach, qual è la situazione in questo momento nel suo Paese?
La città in cui vivo è vicina alla zona dei combattimenti. In generale la situazione è molto difficile. Stiamo combattendo e stiamo mandando indietro i russi. Abbiamo bisogno di combattere per vincere. E abbiamo bisogno di aerei per vincere questa guerra, per proteggere dal cielo i soldati ucraini. Sappiamo che vinceremo e che entreremo a far parte dell’Unione europea.
Qual è il motivo della sua visita in Emilia Romagna?
Sono qui per conoscere la gente, per apprendere dalle città di questa regione, per conoscere esperienze nuove e progettare il futuro insieme. E per fare conoscere la nostra realtà. A Poltava, zona di guerra, su 300 mila abitanti ospitiamo in questo momento 63 mila persone. Nel primo mese di guerra, lo scorso anno, il numero era arrivato fino a 300 mila. Per tutte queste persone abbiamo pensato a come organizzare la loro vita, dal cibo, all’alloggio, a ogni altro bisogno.
Cosa pensa dei tentativi di pace in atto, anche di quelli portati avanti dal cardinale Matteo Zuppi per conto di papa Francesco?
Penso sia importante raggiungere una pace possibile. E a una pace ci stiamo arrivando, spero. Tutti vogliono la pace. Le fedi diverse influenzano il pensiero della gente. Credo sia auspicabile che nessuna religione metta le persone una contro l’altra.
Quali sono le maggiori urgenze nella sua città?
Prima di tutto fornire una casa e chi vive ancora nelle scuole o nelle palestre. Poltava non è ancora un luogo sicuro. Molti sono costretti nei rifugi e sempre nei rifugi, che sono stati costruiti in questo anno e mezzo di guerra, i bambini e i ragazzi vanno a scuola. Secondo: la cura della salute mentale. Sono molti coloro che hanno avuto traumi psicologici. In tanti hanno vissuto momenti tragici, come quell’uomo che a Mariupol ha trasportato cadaveri per due mesi. O quella madre che ha visto sua figlia rapita dai soldati russi. O ancora, quelli che sono stati costretti a vivere per tre mesi interi senza potere uscire perché sotto continui bombardamenti.
E terzo?
Vorremmo che si integrassero quanti sono venuti a vivere da noi. Vorremmo poter dare loro casa e lavoro. In una parola, una vita normale. A Poltava, ancora non trascorre giorno senza che si seppelliscano almeno due o tre giovani morti al fronte. La scorsa settimana ne abbiamo sepolti 25.
Sa quanti sono stati i morti finora, tra civili e militari?
Il numero dei militari morti non è disponibile. Le do il numero dei civili, dal 24 febbraio 2022 al 30 luglio scorso: 9369, con 16646 feriti.
Cosa può fare l’Italia per voi?
Penso al futuro, alle prospettive del domani. Sono qui non solo per chiedere aiuti, ma soprattutto per imparare. Ho avuto e avrò diversi incontri con i sindaci delle vostre città. Sono stata in Germania e andrò a Strasburgo dove usiamo il consiglio come piazza per confrontarci. Al mio ritorno vorrei raccontare quanto ho appreso da voi. Per la ricostruzione, per fare ripartire il nostro Paese. So della tragedia dell’alluvione vissuta qua in Romagna. Per me e per noi è importante comprendere come poter uscire da certe situazioni difficili. Le posso già dire che questa visita avrà un seguito. Voi investirete in Ucraina e ci sarà collaborazione tra le diverse città perché avremo davanti la ricostruzione dell’Ucraina.
Sa che anche qui a Cesena e in Romagna sono stati ospitati tanti profughi ucraini, ora in gran parte rimpatriati?
Voglio ringraziarvi molto per l’accoglienza riservata ai miei connazionali. Molti rientrano perché tanti territori sono stati liberati e noi abbiamo piacere che ritornino. La nostra gente crede nella ricostruzione e nella rinascita economica del nostro Paese. In questo momento l’Unione europea investe in Polonia perché la Polonia confeziona l’abbigliamento per i nostri militari. Voglio dire che è molto probabile che ci possano essere, in un futuro molto vicino, sviluppi positivi per tutti.
Quali sono i suoi programmi nell’immediato?
Otto volte l’anno vengo in Europa. Uso questi viaggi per incontrare gente, per trovare prospettive per la mia città. Anche per questo motivo partecipo a numerosi eventi europei. Prima della guerra sono stata diverse volte in Italia, a Roma, Firenze, Milano. Venivo qua per turismo. Ora ho tutta un’altra missione da realizzare. Come paese Ucraina, ci conoscerete meglio quando avremo contatti più diretti per lavoro e per motivi culturali. Da ultimo, mi consenta, voglio ringraziare di nuovo tutti per quello che avete fatto per noi.