Terremoto in Turchia e Siria. P. Bahjat (Aleppo): “Situazione altamente drammatica. Pregare per i malati”. Fenomeni di sciacallaggio e furti

“La gente vive nell’attesa di aiuti e di soccorsi, è sconfortata, non sa dove andare. Sono state allestite delle tende e aperte delle scuole ma la situazione resta altamente drammatica”. Padre Bahjat Karakach, frate della Custodia di Terra Santa e parroco latino di Aleppo prova a descrivere al Sir la situazione ad Aleppo, a 5 giorni dal terremoto del 6 febbraio scorso che ha colpito Turchia e Siria. Ad oggi le vittime totali sono oltre 24mila, oltre 3.500 in Siria. Di queste almeno 2.166 nel nord-ovest controllato dai ribelli.

Ladri e sciacalli in azione. “Il tasso di distruzione delle abitazioni è altissimo” dice il parroco che oggi si è recato al Terra Sancta College, poco fuori Aleppo, dove il suo confratello, padre Samar, ospita 2000 terremotati. Nella parrocchia di padre Bahjat ce ne sono altri 500.

“Lungo la strada ho visto ancora tante macerie, c’è tanto bisogno di sostegno e di mezzi. Inoltre quei pochi aiuti che arrivano spesso vengono trafugati da bande di criminali. Stiamo assistendo anche a episodi di sciacallaggio favoriti anche da poca presenza sul territorio delle forze dell’ordine. La gente vive nella miseria più totale e attende aiuto”. Oggi pomeriggio, fa sapere padre Bahjat, nel Terra Sancta College è attesa una delegazione dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità per verificare la situazione. Spero portino medicine e farmaci da distribuire ai malati e ai terremotati. Abbiamo appreso che gli Usa hanno allentato le sanzioni, vedremo quali saranno gli effetti reali di tale decisione. Mi pare un segnale che va nella giusta direzione”.

Da ieri sera operatori di Caritas Siria, con il supporto di quindici giovani volontari dell’Emergency response unit di Caritas Libano, stanno distribuendo ad Aleppo materassi, coperte, acqua e cibo ai terremotati.

Pregare per i malati. L’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, la Chiesa celebra la Giornata mondiale del malato: “Non può esserci occasione migliore per ricordare nella preghiera le persone colpite nel corpo e nello spirito dal terremoto, quelli che a causa della guerra non hanno ricevuto cure perché gli ospedali e le cliniche sono andate distrutte, chi ha subito la pandemia e il colera. Nei prossimi mesi, quelli della ricostruzione, – sottolinea il francescano – sarà prioritario rimettere in piedi degli ospedali attrezzati e dei centri di riabilitazione e di fisioterapia. Il terremoto, e prima ancora la guerra, hanno provocato gravi traumi fisici alle persone. Persone che potrebbero riacquistare capacità motorie se fossero curati e seguiti. Conosco un padre di famiglia, di 46 anni, che cadendo ha subito un grave danno fisico, ma non riesce a curarsi perché qui non ci sono centri attrezzati. Abbiamo provato a mandarlo in Europa e in Giordania ma non gli consentono l’ingresso. Se fosse curato riacquisterebbe l’80% del movimento. E come lui qui in Siria ce ne sono migliaia. Curati possono tornare a dare il loro contributo al Paese e riacquistare la dignità perduta”. “Per tutti stamattina in parrocchia abbiamo celebrato la Messa. Abbiamo letto il Vangelo delle nozze di Cana e ho detto che il vino è segno della gioia che oggi ci manca. Chiediamo a Maria di intercedere presso Dio nostro Padre perché questa gioia possa tornare sulla nostra realtà. Di bello c’è che sentiamo la vicinanza delle Chiese nel mondo. Ringrazio a riguardo la Chiesa italiana per aver organizzato una colletta nazionale, domenica 26 marzo, come segno concreto di solidarietà e vicinanza. Ne abbiamo bisogno”.