Suore in Mozambico: “Questa notte si intravedono le stelle”

Da fine febbraio colpisce duro, Freddy. In un percorso ad anello, tanto raro quanto disastroso, il ciclone tropicale continua il suo cammino impetuoso fatto di forti piogge e vento, andando a colpire ampi territori del Madagascar e del Mozambico.

A Charre, grande villaggio al centro del Mozambico, nella Diocesi di Tete, dal 2005 è presente una comunità delle suore francescane della Sacra Famiglia che ha sede a Cesena, in via Mami. La comunità di Charre è accanto a quella dei missionari saveriani dove ha vissuto fino al 2011 padre Bruno Boschetti, missionario originario di Martorano di Cesena. A Charre è sepolto. La missione è composta da tre suore colombiane, insieme a due ragazze in cammino formativo. Nella missione sono ospitate in accoglienza 28 ragazze studentesse.

Abbiamo raggiunto suor Daniela Scarpellini, madre superiora delle suore francescane della Sacra Famiglia. Risponde dalla Colombia, dove si trova in visita alle missioni nel Paese sudamericano.

“La zona più colpita dall’uragano Freddy è Quelimane, dove è presente la comunità della Piccola Famiglia della Risurrezione. Ci sono molti religiosi, anche padri Dehoniani. La grande città è ancora invasa da acqua, con persone sui tetti e sugli alberi in attesa di essere soccorsi”.

“La missione di Charre è circondata dalla furia dell’uragano, non è stata colpita direttamente – prosegue suor Daniela -. La tanta acqua ha distrutto strade, ha eroso il terreno sotto alle rotaie che sono così rimaste sospese in diversi punti. Sono crollati ponti. La comunità è isolata, al momento, e lo sarà ancora per giorni. La popolazione vicina a noi ha sofferto: sono scivolate via case. E anche il raccolto è compromesso: dopo la semina di dicembre, questi sono giorni di preparazione del raccolto di mais”.

Per questa parte di Africa è stata una stagione delle piogge importante, già a partire da metà dicembre: “Sono mesi di pioggia improvvisa che arriva e si alterna a un forte sole. Quando è nelle giuste proporzioni, aiuta la semina e il relativo raccolto. Ma se va oltre alla normalità, è motivo di sofferenza. Perché spesso le persone hanno case e mashamba (campi, ndr) vicino al fiume. Per diversi mesi all’anno questa è una benedizione. In altri momenti, è paura e terrore”. La missione cura la pastorale parrocchiale, fa catechesi e animazione. “Ora è tutto necessariamente fermo, anche le scuole sono chiuse”.

Sono giorni di vita sospesa, nella missione. Strette tra preghiera e sguardo in avanti. “Il popolo africano è forte e custodisce tanta speranza – dice suor Daniela -. Le persone sono capaci di dialogare con la natura, con il creato che sempre, nonostante tutto, sentono madre e padre. Lo sostengono e lo curano. E ogni volta hanno la forza e la grazia di ricominciare con speranza e fiducia. Ogni volta, dopo ogni ciclone, dopo ogni epidemia, dopo ogni siccità. Per questa forza dobbiamo essere grati all’Africa”.

“È di poche ore fa il messaggio di una suora a Charre – conclude suor Daniela – Dopo giorni di nuvole nere e vento, questa notte si intravedono le stelle”.