Dal Mondo
Ucraina. Sisci: “Cina preoccupata per l’effetto domino della guerra su economia e instabilità politica globale”
“Noi non sappiamo come sia andata la telefonata. Abbiamo una comunicazione ufficiale, per altro interessante, secondo cui Xi Jinping dice di essere preoccupato per gli effetti sulla economia globale delle sanzioni e chiede di non esagerare”.
Parte da qui e cioè dalle pochissime informazioni che si hanno riguardo la telefonata tra Xi Jinping, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz sulla crisi ucraina, l’analisi di Francesco Sisci, esperto di Cina e per tanti anni corrispondente a Pechino per diverse testate italiane. “I cinesi – spiega subito il giornalista – hanno un punto di vista forse egoistico, che però a noi manca, e cioè vedono che le sanzioni e il conseguente aumento dei prezzi del petrolio incidono sulla economia globale. E vedono anche che questi aumenti dei prezzi possono incidere, come effetto domino, anche in termini di instabilità politica globale. Prendiamo come esempio il Nord Africa, alle porte di casa nostra dove già c’è un rischio di carestie, di rivolte, di instabilità politica, di ondate di profughi. Sono elementi che noi trascuriamo ma che per gente come i cinesi, abituata a vedere molto, non dico tutto, in termini economici, saltano subito agli occhi”.
Perché questo trio: Cina, Francia e Germania?
L’idea era che Francia e Germania, soprattutto la Germania, avessero buoni rapporti con Xi Jinping e quindi potessero convincere la Cina a fare pressioni sulla Russia. Su questo però fino ad oggi dalla Cina non abbiamo avuto risposte chiare. Il che significa, secondo me, che la Cina non vuole immischiarsi tanto perché questa guerra, per la Cina, è un gran pasticcio. Ha interrotto la Via della Seta. Sta avendo conseguenze sull’economia globale. Sono tutti elementi che a loro non piacciono e di cui sono preoccupati. Sono spaventati rispetto ad una Russia forte, aggressiva, assertiva ma sono anche spaventati rispetto ad una Russia debole, ad una Russia che può prendere una direzione filo-occidentale oppure rispetto all’idea di una Russia in via di spappolamento e frantumazione. Sono tutte opzioni non piacevoli per la Cina.
Una Russia debole cosa comporterebbe per la Cina?
Un maggior isolamento ma soprattutto, come dicevamo prima, un fenomeno di instabilità politica ed economica su scala globale.
E invece un’Europa e una Russia indebolite non fanno gioco alla Cina?
Loro avevano scommesso per tanti anni su un’Europa divisa e distante dagli Stati Uniti. Ad oggi il primo risultato netto di questa guerra è che si è rinsaldato il polo Stati Uniti-Europa e la Nato, che era moribonda, è rinata. Insomma, agli occhi della Cina non c’è niente di positivo in questa crisi.
Xi Jinping e Putin sono molto vicini. Si narra che all’apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino, Putin sia andato per informare Xi Jinping della guerra in Ucraina che di lì a poco si sarebbe aperta. È possibile un simile scenario?
È possibile, ma non è che informare significhi qualcosa. Ricordo – perché ero a Pechino – che, quando nel 2008, ci furono le Olimpiadi di Pechino, venni a sapere che in quell’occasione i russi informarono i cinesi 24 ore dell’attacco alla Georgia. Se lo hanno fatto allora, è possibile che lo abbiamo fatto adesso ed è possibile che lo abbiano fatto con un po’ più di anticipo. Il fatto che li abbiano informati, però, non significa che la Cina abbia avuto margine di interazione. Li hanno informati e basta. È invece più probabile che la Cina si senta ingannata dai russi. È probabile che la Russia abbia detto alla Cina che l’invasione in Ucraina sarebbe stata una cosa veloce ma così non è stato. Anzi, si è rivelata un disastro e i cinesi non sanno che pensare. Sono in una posizione difficilissima.
Che margine di mediazione possono svolgere?
Non credo che ci siano margini. Cosa significa poi mediare a questo punto? Siamo in mezzo ad una guerra. Quale mediazione è possibile? Gli ucraini, se resistono, non cederanno. E Putin ha bisogno di una vittoria. Le due parti mi sembrano molto ferme nelle loro rispettive posizioni e temo che fin quando una delle due non comincia a cedere, i margini di una mediazione non esistono per nessuno, neanche per la Cina.