Dopo 105 anni Zorro cavalca ancora

Oggi spegne 105 candeline una vera e propria icona per intere generazioni: Zorro. Il suo esordio avvenne il 6 agosto 1919, quando la rivista pulp statunitense All-Story Weekly pubblicò la prima delle cinque puntate del romanzo breve di cui è protagonista, “La maledizione di Capistrano”.

Il libro, scritto dallo scrittore statunitense Johnston McCulley, è ambientato nella California spagnola del XIX secolo, più precisamente a Los Angeles e nella vicina missione di san Juan Capistrano. In questo contesto don Diego de la Vega, il figlio del proprietario terriero don Alejandro, vede le ingiustizie perpetrate dal capitano Ramon e dal sergente Garcia e decide di contrastarle, usando le sue doti di spadaccino e trasformandosi nel famoso vigilante mascherato. Tutti conoscono le caratteristiche di Zorro: costume nero, mantello nero, cappello nero, frusta nera, maschera nera, il cavallo Tornado, l’alleato sordomuto (in realtà solo muto) Bernardo e la grotta segreta come quartier generale. Combatte i suoi nemici con astuzia, incidendo una “z” sui loro vestiti. Proprio la sua astuzia ha creato il soprannome di “Zorro”, termine spagnolo che significa “volpe”, l’animale furbo per antonomasia.

Lo spadaccino della California è un personaggio inventato, ma nel 1999 il docente universitario italiano Fabio Troncarelli ha affermato che McCulley, nell’inventare la storia di Zorro, si è ispirato ad una persona realmente esistita, William Lamport. Avventuriero cattolico irlandese del 1600, Lamport combattè per la Spagna, guadagnandosi la fiducia del primo ministro del re Filippo IV. Fu inviato in Messico come spia dello stesso ministro e là guidò un movimento di indipendenza in favore degli schiavi indiani locali, assumendo molti atteggiamenti riconducibili proprio a quelli di Zorro.

Secondo il parere controverso di qualche storico, era famoso presso i messicani proprio con il soprannome di “Zorro”. Appena uscito, “La maledizione di Capistrano” ebbe un successo straordinario e Zorro divenne il progenitore dei moderni supereroi dei fumetti americani, in primis di Batman. É stato protagonista finora di una quarantina di film, tra i quali sono presenti cinque titoli memorabili: nel 1920 “Il segno di Zorro” di Fred Niblo e con Douglas Fairbanks, nel 1940 “Il segno di Zorro” di Rouben Mamoulian e con Tyrone Power, nel 1975 “Zorro” di Duccio Tessari e con Alain Delon, nel 1996 “La maschera di Zorro” di Martin Campbell e con Antonio Banderas e nel 2005 “The Legend of Zorro” sempre di Campbell e sempre con Banderas.

La figura di questo eroe è riuscita a fare breccia nelle menti anche dei più giovani grazie soprattutto a due serie televisive, intitolate entrambe “Zorro”. La prima, con protagonista Guy Williams, fu prodotta dal 1957 al 1959, mentre la seconda, con Duncan Regehr, dal 1990 al 1993. Letteratura e cinema a parte, Zorro è un mito perché la sua figura esprime coraggio e avversione per le ingiustizie. Citando il titolo di un episodio del telefilm degli anni Novanta, si può dire che, dopo 105 anni, “Zorro cavalca ancora” nelle nostre vite e continuerà a farlo per lunghissimo tempo.

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