Libano: WeWorld, “a un anno da esplosione a Beirut, un Paese in ginocchio, con tasso di povertà oltre il 50% e migliaia di persone a rischio alimentare”

Il 4 agosto 2020 l’esplosione del porto di Beirut, in Libano, causò 207 morti, 6.500 feriti e 300mila sfollati. A un anno di distanza, WeWorld – organizzazione che da 50 anni difende i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi – presente in Libano con progetti di sostegno alla popolazione e ai rifugiati, vuole riportare l’attenzione sul Paese del Medio Oriente. Come testimonia il fotoreportage della fotografa internazionale Francesca Volpi, che ha ritratto per WeWorld le condizioni della popolazione libanese stremata a un anno dall’accaduto, “l’esplosione del porto di Beirut ha solo messo in luce ancora di più la situazione critica delle persone che subiscono gli effetti di una crisi economica e sociale devastante, in costante peggioramento da anni e che si è amplificata a causa della pandemia e dell’esplosione a Beirut”. Il video racconto con le immagini è online sul sito di WeWorld.

Dopo un anno, il Libano affronta uno dei momenti più difficili della sua storia – commenta Vincenzo Paladino, Echo Program Manager di WeWorld -. Questa tragedia si è sommata agli effetti della crisi siriana del 2011, per cui il Paese conta sul suo territorio circa 1,5 milioni di rifugiati contro una popolazione stimata di 4,2 milioni di libanesi, e alla crisi socio-economica aggravatasi con la pandemia”.

La situazione è peggiorata a causa della svalutazione della moneta locale rispetto al dollaro: “Il settore bancario libanese è sull’orlo del collasso; il tasso di disoccupazione è aumentato del 50% nei settori commerciali, e il tasso di povertà ha ormai superato il 50%. Sia i rifugiati siriani che la popolazione libanese sono a rischio sicurezza alimentare e hanno urgente bisogno di vedere garantiti la propria sicurezza alimentare, l’accesso ai servizi e la copertura delle spese di base”.

Dopo il 4 agosto 2020 WeWorld si è attivata anche “per sostenere le famiglie colpite dall’esplosione a Beirut, rendendo nuovamente disponibili 174 appartamenti di famiglie vulnerabili, una libreria e un parco pubblico danneggiati dall’esplosione, e fornendo assistenza economica a 319 famiglie”.

Se non arriveranno aiuti esterni, sottolinea WeWorld, “lo Stato libanese presto non sarà in grado di rispondere ai bisogni primari della popolazione, presenti ben prima dell’esplosione, e a fornire servizi essenziali come acqua ed energia”. “Ora più che mai serve intervenire in modo ampio, non solo sulle conseguenze dell’esplosione ma su tutte le criticità che da anni rendono difficile la vita delle comunità in Libano. Criticità che l’esplosione ha reso più aspre ed evidenti, insieme agli effetti della pandemia che stanno devastando il Paese”, conclude Stefania Piccinelli, responsabile dei programmi internazionali di WeWorld.