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Allarme clima Parmitano. Fiorani (fisico): “Speriamo serva a convincere i governi ad agire”
“Speriamo che questo allarme serva a convincere l’opinione pubblica ma ancora di più e soprattutto i governi ad agire. Coscienza pubblica e leadership politica. Le due cose sono intimamente collegate perché siamo noi che votiamo i governi e se votiamo persone sensibili all’ambiente, abbiamo più speranza che lottino contro il riscaldamento globale”. Risponde così Luca Fiorani, ricercatore Enea, docente di fisica del Clima all’Università Roma Tre e coordinatore dell’iniziativa “Eco One”, all’appello lanciato dall’astronauta Luca Parmitano nel primo collegamento con i giornalisti dalla Stazione Spaziale Internazionale, organizzato dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa). “Negli ultimi 6 anni – ha detto l’astronauta – ho visto deserti avanzare e ghiacci sciogliersi. Spero che le nostre parole possano allarmare davvero verso il nemico numero uno di oggi”.
Sono anni che la comunità scientifica sta lanciando allarmi ma spesso si ha l’impressione che cadano nel vuoto. “A volte – commenta Fiorani – quando parlano gli scienziati non vengono ascoltati perché hanno difficoltà a comunicare mentre invece un Papa o una ragazzina di 16 anni o un astronauta vengono più seguiti perché riescono a dare delle immagini. Una cosa è mostrare un grafico, un’altra è vedere un’immagine viva, un deserto che avanza, un ghiacciaio che si scioglie. Ecco, questo colpisce molto di più la persona e l’immaginario collettivo”. Nonostante le conseguenze del riscaldamento globale siano visibili anche a occhio nudo, con o senza statistiche sullo sfondo, persistono “i negazionisti” che liquidano la preoccupazione come una forma di falso allarmismo. “Lo scienziato – taglia corto Fiorani – deve essere oggettivo e deve sempre dare un dato con un margine di errore. Ma ormai i margini di errori sono estremamente ridotti e la stragrande parte dei climatologi e degli scienziati è convinta che esista un riscaldamento globale e che questo riscaldamento è dovuto alle attività antropiche”.
Le Chiese sono in prima fila nella difesa dell’ambiente e in vista della COP25, vertice delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a Santiago dal 2 al 13 dicembre, si stanno già riscaldando i motori. Cristiani, musulmani, buddisti e baha’i, membri di organizzazioni indigene, ecumeniche e interreligiose si sono riuniti in Cile lo scorso 21 luglio per formare una “alleanza spirituale” per il “Climate Compact” ed organizzare iniziative in concomitanza del Summit. Farà parte della delegazione Pranita Biswasi, segretaria giovanile della Federazione luterana mondiale, segno di una “battaglia” che sta particolarmente a cuore ai giovani.
A tre mesi poi dalla Cop25, dall’1 settembre al 4 ottobre, i cristiani di tutto il mondo celebrano il “Tempo del Creato”. Un periodo durante il quale si organizzano veglie di preghiera, incontri a tema, azioni di mobilitazione. Pioniere delle mobilitazioni green per la salvaguardia del Creato è stato il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, seguito da papa Francesco che nel 2015 ha scritto l’Enciclica “Laudato Si’” divenuta punto di riferimento per le battaglie ecologiche. “Il contributo delle Chiese è enorme perché possono muovere le coscienze e le coscienze possono agire su chi prende le decisioni”, commenta Fiorani che è autore di un libro (appena uscito nelle librerie) dal titolo “Il sogno (folle) di Francesco. Piccolo manuale (scientifico) di ecologia integrale”.
“La proposta di Francesco – spiega lo scienziato – è radicale ed l’unica proposta possibile: un cambiamento totale del nostro modo di vita. Lui lo dice chiaramente: si attende ancora un cambiamento di rotta. Non è possibile andare avanti con una economia che guarda solo al Pil perché il Prodotto interno lordo è un indicatore falso del nostro benessere reale. Non è più possibile sostenere un sistema che distrugge le risorse naturali per aumentare il valore finanziario dell’economia. Questo non funziona. Occorre un cambiamento di rotta della nostra cultura e del nostro sistema di vivere e produrre”. Perché un sogno folle? “Perché – risponde lo studioso – è difficile ma come tutti i grandi profeti anche Francesco indica obiettivi difficili da raggiungere. Ma il Papa è anche profondamente ottimista. Nella Laudato Sì, dice: camminiamo cantando e facciamo sì che le nostre lotte per il pianeta non ci tolgano la speranza”.