Lodi, noi non ci stiamo
Lodi, noi non ci stiamo Mentre tutti in Italia stanno commentando la discriminazione attuata dall’Amministrazione comunale che ha chiesto un supplemento di documenti per le famiglie di immigrati che domandano una riduzione del costo della mensa, mi avventuro nel voler leggere la notizia anche sotto un’altra luce.
Caso Lodi letto al contrario. Ci provo, ancora una volta. Tento l’impossibile. Mentre tutti in Italia stanno commentando la discriminazione attuata dall’Amministrazione comunale che ha chiesto un supplemento di documenti per le famiglie di immigrati che domandano una riduzione del costo della mensa, mi avventuro nel voler leggere la notizia anche sotto un’altra luce.
È verissimo: quanto richiesto ai genitori dei bambini stranieri circa documenti che comprovino la mancanza di proprietà nei loro paesi di origine è solo una scusa per cercare di rendere più difficile la vita a quanti hanno deciso di abitare, vivere, studiare e riscattarsi scegliendo l’Italia. Fino a ieri erano i vicini di casa, gli amichetti con i quali giocavano i nostri figli e con i quali andavano a consumare assieme il pasto, a scuola. Oggi questo non è più possibile, come racconta molto bene su Avvenire di martedì 16 ottobre la 39enne Hayat, mamma di quattro bimbi, costretta a dover rinunciare al trasporto scolastico e al pasto di mezza giornata per i suoi figli. Dare nomi e cognomi a un popolo indistinto fa la differenza.
Ma la gente poi si ribella, nonostante quello che politici locali e nazionali stanno attuando. Non la gente discriminata, ma quella che non ci sta e non si riconosce più in questa Italia ormai al delirio, all’urlo da bar diventato programma politico, allo slogan sguaiato sbandierato come fosse un dogma inattaccabile.
Da Lodi, dicevo, arriva anche un’altra notizia. Tante famiglie non riescono più ad acquistare il buono pasto? Bene, si sono detto tanti altri: noi ci organizziamo e facciamo una colletta. Il coordinamento “Uguali doveri”, leggo sempre su Avveniredel 16 ottobre, in soli due giorni ha raccolto 60 mila euro. Non 600, ma 60 mila. Non bruscolini, ma una bella cifra, importante sotto due punti di vista.
Il primo è quello dell’accoglienza e dell’integrazione perchè con questi soldi sarà possibile assicurare la mensa ai 300 bambini che a Lodi sarebbero stati esclusi per il nuovo provvedimento adottato dal governo locale. E questo sarà possibile almeno fino a Natale, un tempo utile perché qualche altro rinsavisca. Almeno così si spera. In secondo luogo perché la cifra non è da poco, ma dice del desiderio di farsi prossimi con chi è nell’emergenza. Non una carità a parole, ma concreta, che va a frugare nelle tasche e tira fuori quanto necessario per abbattere muri e ristabilire un minimo di giustizia.
Che sia un segno profetico quello giunto da Lodi? Non quello dei cavilli burocratici su catasto e proprietà nei paesi di provenienza, ma quello della mobilitazione di tanti cittadini che hanno detto chiaro e tondo: a questo gioco noi non ci stiamo.