Politiche demografiche. Basta rinvii

Politiche demografiche. Basta rinvii Ci stiamo infilando sempre di più in un tunnel, ma ormai le famiglie italiane, bastonate da ogni parte, non se la sentono di mettere al mondo molti figli. Uno, spesso, basta e avanza.

“I dati pubblicati oggi dall’Istat sono impietosi e allarmanti”. Lo ha detto Gigi De Palo, il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, commentando i numeri resi noti l’8 febbraio dall’Istituto centrale di statistica. La nota dell’agenzia Ansa ha avuto parole dure: “Italiani sempre più vecchi”, questo l’incipit dell’articolo con cui si è raccontato dell’ennesimo tracollo demografico del nostro Paese.

Su queste colonne ne parliamo da anni. Non siamo i soli, ovvio, ma se togliamo dalla schiera la stampa di ispirazione cattolica non so in quanti potremmo rimanere. È un argomento ostico, difficile per tanti. Si è trasformato, negli anni, in una battaglia culturale. Come se il calo demografico e la crisi della famiglia sia da considerare di retroguardia, mentre chi invece parla di single e di sfolgoranti carriere professionali sia da annoverare tra quelli alla moda.

Uno strabismo inconcepibile e un modo di interpretare i preoccupanti segnali provenienti dai cittadini che non comprendiamo dove possa trovare origine. È come se il futuro della nazione e delle nuove generazioni possa e debba stare a cuore solo alla comunità cristiana. Come se la faccenda che riguarda milioni di famiglie fosse un affaire confessionale che attiene solo a chi ha fede e non dovesse interessare gli altri.

Robe da chiodi, viene da pensare azionando un minimo di buon senso e avvertendo un briciolo di appartenenza a un destino comune. Nell’era dell’individualismo spinto all’ennesima potenza, questi sono i frutti che stiamo raccogliendo. Anzi, che raccogliamo da lungo tempo ormai. Invece, come ha detto all’agenzia Sir il demografo Gian Carlo Blangiardo, docente all’Università Bicocca di Milano, “I dati ci dicono che stiamo attraversando una crisi demografica senza precedenti, con un’importanza pari alla crisi economica. Ma mentre abbiamo discusso molto per risolvere la crisi economica, non si vede analogo coinvolgimento per la crisi demografica in cui siamo finiti”.

Dobbiamo muoverci, lo ripete anche Blangiardo nell’intervista rilasciata. Ci stiamo infilando sempre di più in un tunnel, ma ormai le famiglie italiane, bastonate da ogni parte, non se la sentono di mettere al mondo molti figli. Uno, spesso, basta e avanza. È venuto a mancare lo spirito di sacrificio delle generazioni uscite dalla Seconda guerra mondiale e oggi chi ha più di due figli viene visto come una merce rara, una sorta di extraterrestre.

Nell’immediato non si intravedono soluzioni. Le politiche demografiche non ripagano domani, ma nei decenni. Per attuarle ci vogliono prospettive di lungo respiro. E per ragionare su questi versanti occorre un orizzonte di speranza, proprio quello che pare mancare in questo momento.