Chiesa, insieme
Chiesa, insieme Tutti, nessuno escluso. La Chiesa oggi, cioè ciascuno di noi, è chiamata ad accogliere, ad allargare le braccia
«Il Sinodo? È un esercizio dello Spirito». Detta così può sembrare un’espressione da prendere per buona. Un’affermazione non semplice da comprendere. Ci si può provare, un po’ per convinzione e un po’ perché in fondo, se siamo qui, ci crediamo. Non per dogmi, s’intende, ma per esperienza. Ecco, forse la parola chiave è proprio questa: esperienza.
Come quella che vissero gli apostoli con Gesù. Dopo tre anni con lui non avevano ancora capito nulla. E ce l’avevano lì, a portata di mano. Con lui avrebbero potuto chiarire tutti i dubbi. Hanno dovuto attendere che morisse in croce e poi tornasse da loro a porte chiuse, fino all’arrivo dello Spirito, quello che consentì loro di parlare lingue diverse, per mettersi in sintonia con gli uomini e le donne di quei tempi. Tempi non certo più semplici di quelli di oggi. Il Sinodo vuole essere una nuova Pentecoste, quel vento impetuoso che investe la nostra vita e la trasforma. Un nuovo stile ci deve distinguere, come ci ha insegnato Francesco in questi dieci anni alla guida della Chiesa. Insieme, “Toghether”, come recitava il titolo della veglia di sabato scorso in piazza San Pietro, primo passo del Sinodo universale che inizia questa settimana. Senza escludere alcuno.
Bergoglio lo ripete in ogni occasione. L’aveva fatto ai referenti sinodali a fine maggio e l’ha detto con una forza incredibile durante la Gmg, ripetendo più volte quel famoso todos, todos, todos, una delle immagini più eloquenti di Lisbona. Ed è emerso nei tavoli dell’assemblea dei referenti sinodali, lo scorso week end a Roma.
Tutti, nessuno escluso. La Chiesa oggi, cioè ciascuno di noi, è chiamata ad accogliere, ad allargare le braccia.
Questo è il compito di ogni battezzato che ha pari dignità nella comunità che forma il popolo di Dio. Non chiusi in noi stessi, e nemmeno nelle nostre piccole fortezze, come a volte possono essere i nostri gruppi di appartenenza, parrocchiali, di movimenti o associazioni. Lo Spirito, quello stesso che aiutò gli apostoli ad uscire dal cenacolo, ci sollecita a stare nelle strade del mondo, a condividere gioie e dolori, preoccupazioni e attese. Allora non c’è più né giudeo né greco, né vicino né lontano, né praticante né non praticante, ma tutti appartenenti alla famiglia dei figli di Dio. “Comunione, partecipazione, missione” è uno dei sottotitoli di sabato, per una Chiesa in cammino.
Non per nasconderci dietro a facili slogan, ma per tradurre in realtà quanto di bello abbiamo incontrato e ogni giorno sperimentiamo.