I nuovi poveri
I nuovi poveri I livelli di povertà continuano a essere inversamente proporzionali all’età, con il 14,2 per cento tra i minori e il 5,3 tra gli over 65. La povertà è cresciuta di più nelle famiglie con quattro o più componenti
Ecco da dove cominciare. Un bandolo, se è da trovare, si può ricercare nel rapporto presentato dalla Caritas nazionale lunedì scorso dall’eloquente titolo “L’anello debole”. I livelli di povertà continuano a essere inversamente proporzionali all’età, con il 14,2 per cento tra i minori e il 5,3 tra gli over 65. La povertà è cresciuta di più nelle famiglie con quattro o più componenti e in quelle degli stranieri.
Se occorre darsi delle priorità, mi verrebbe naturale partire da qui. I numeri sono chiari, anche impietosi, e parlano di una società in arretramento. E non sarà di certo finita qui. La fotografia scattata dalla Caritas riguarda statistiche del 2021, già vecchie e datate. La condizione reale, vista la guerra, l’emergenza energetica e l’inflazione, è peggiore, come ciascuno di noi può verificare ogni giorno. Il carrello della spesa, lo dicono in tanti, è sempre più vuoto e sempre più caro. Da 40 anni non si vedevano percentuali così alte di incremento dei prezzi. Tutti hanno dato un giro ai propri listini e a rimetterci sono sempre le categorie meno protette, i soliti noti e anche i soliti dimenticati, a partire dalle nuove generazioni.
Siamo una società vecchia e lo dimostriamo in ogni situazione. Siamo statici e conservativi, incapaci di guardare avanti con coraggio e di osare. Guai a toccare privilegi acquisiti nei momenti di vacche grasse. La solidarietà tra generazioni non abita qui. Sulle spalle di nostri ragazzi gravano debiti che prima o poi qualcuno, loro appunto, dovranno pagare.
«Quasi sei milioni di persone in povertà assoluta – ha commentato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei – sono un valore sballato nell’organismo del nostro Paese, che richiede cambiamenti, terapie, scelte, perché se no tutto l’organismo si ammala». Poi ha aggiunto il porporato, per evitare equivoci: «Non è un problema di quelle persone, è anche una difesa di tutto l’organismo».
Se vogliamo salvarci tutti, visto che siamo tutti sulla stessa barca, come ricordò papa Francesco nella sera del 27 marzo 2020 in una piazza San Pietro deserta a motivo della pandemia, ci dobbiamo occupare di chi sta peggio, di chi è più indietro. Vale per il prossimo governo e vale anche per la Chiesa: «Nei momenti di crisi – ha detto Zuppi – dobbiamo mostrare cosa significa essere cristiani». C’è materiale per Giorgia Meloni, ma c’è anche per ciascuno di noi.