Fino in fondo
Fino in fondo Non è un anticipo di Paradiso quello che ha vissuto don Giovanni Minzoni nella sua, troppo breve, vita terrena. Ma una battaglia combattuta sul campo, un corpo a corpo, per l’anima dei suoi giovani
Quanto di più lontano da certe immagini agiografiche di santi che finiscono nei “santini”. Non è un anticipo di Paradiso quello che ha vissuto don Giovanni Minzoni nella sua, troppo breve, vita terrena. Ma una battaglia combattuta sul campo, un corpo a corpo, per l’anima dei suoi giovani.
A partire da qui, il Dicastero delle Cause dei Santi nei giorni scorsi ha dato il via libera al processo di beatificazione che inizierà nei prossimi mesi, per volontà della diocesi di Ravenna-Cervia, della parrocchia di Argenta, dell’Agesci e del Masci a livello nazionale e degli Scout d’Europa.
Perché cercare un nuovo santo, oggi? Quali sono le caratteristiche che fanno di questo prete delle nostre terre, vissuto al tempo del fascismo e morto cento anni fa per la sua opera educativa che si contrapponeva ad esso, un possibile beato o addirittura un santo? Una risposta sta proprio nel suo tempo, in quella battaglia quotidiana che, prima fisicamente, come cappellano militare durante la prima guerra mondiale, e poi con le idee, le parole, le azioni, ha fatto per la libertà dei suoi giovani.
«Questo via libera – ci spiegava la scorsa settimana il vice-postulatore, don Rosino Gabbiadini – è la conferma che c’è una santità possibile in tutti i tempi», anche durante il fascismo.
Ma c’è di più. Quella di don Minzoni è una figura di sacerdote che potrebbe piacere a papa Francesco.
Lo speriamo, almeno. Un parroco capace di stare accanto ai suoi giovani, fin nelle trincee della prima Guerra mondiale. Lo immagino vicino a loro, nelle domande, nei bisogni, anche nel gioco, e nell’interpretazione di una realtà complessa come quella dei primi anni ’20.
Un parroco che, come spiega il postulatore padre Gianni Festa, sapeva cogliere i segni dei tempi e non si accontentava del “si è sempre fatto così”. E per i suoi giovani fondò cooperative e un’esperienza educativa innovativa per l’epoca, come gli scout. Un educatore che sognava i suoi giovani liberi da ideologie e opportunismi, e capaci di pensare con la loro testa. Ma soprattutto un uomo libero a sua volta, che per questa sua missione ha dato tutto, fino alla fine, senza compromessi.
Anche oggi, a mio parere, i giovani seguirebbero uno come don Minzoni. Ed è per questo che lo vogliamo santo: esempio per tutti.
Per tutta la Chiesa.